Parlamento chiuso a metà ottobre per forzare il passaggio alla Brexit senza accordo. Questa sarebbe la richiesta che il primo ministro britannico Boris Johnson avrebbe fatto alla Regina al fine di chiudere il Parlamento dal 9 settembre fino al 14 ottobre.
In quella data è previsto l’intervento della Regina per presentare i piani post Brexit stilati dal governo. Johnson praticamente farebbe chiudere la Camera dei Comuni fino a quella data, “prorogando” la pausa estiva, a parte la prima settimana di settembre in cui il Parlamento dovrebbe essere operativo. Una chiusura che impedirebbe ai parlamentari di opporsi con nuove leggi e mozioni a un eventuale uscita senza accordo visto il pochissimo tempo a loro disposizione.
“Una mossa profondamente antidemocratica, incostituzionale e fondamentalmente politica” così ha commentato l’ex cancelliere dello Scacchiere del governo May, Philip Hammond.
“Sarebbe un oltraggio costituzionale se al Parlamento fosse impedito di chiedere al governo di rendere conto del suo operato in un momento di crisi nazionale. Profondamente antidemocratico”.
Gli oppositori di Johnson lo esortarono a ripensarci. “Chiudere il Parlamento sarebbe stato un atto di vigliaccheria da parte di Boris Johnson”, ha detto il leader liberaldemocratico Jo Swinson.
“Sa che il popolo non sceglierebbe un No Deal e che i rappresentanti eletti non lo permetterebbero. Sta cercando di soffocare le loro voci”.
“Sospendendo il Parlamento per imporre il No Deal, Boris Johnson e il governo eliminerebbero la voce del popolo nel momento più importante. È una linea d’azione pericolosa e inaccettabile a cui i liberaldemocratici si opporranno con forza”.
Gli attivisti anti-brexit hanno detto che la mossa di Johnson è un atto di tirannia e hanno invitato la Regina a intervenire.
Il premier Johnson dal canto suo ha confermato che il discorso della Regina al Parlamento avverrà la data fissata precisando che la mossa di sospendere il Parlamento è stata decisa solo per “procedere con i piani volti a far andare avanti questo paese”.