Dopo l‘allentamento delle tensioni tra Usa e Cina sul fronte del commercio, gli investitori guardano ora alle prossime mosse delle Banche centrali, le cui aspettative rimangono orientate verso un atteggiamento accomodante.
La prima ad esporsi sarà la Bce, che il prossimo giovedì alzerà il velo sull’ultimo jolly del governatore Mario Draghi prima di passare il testimone a Christine Lagarde. Il mercato si aspetta che l’Eurotower rimetta mano al suo piano d’acquisto di titoli e tagli ulteriormente i tassi.
Dai sondaggi di Bloomberg emerge che gli economisti puntano su un taglio al tasso sui depositi di 10 punti, ma nessuna mossa a settembre. Anche la forward guidance, la frase con la quale Francoforte indica la traiettoria futura dei tassi, potrebbe esser rafforzata indicando che resteranno bassi ancora a lungo.
Prevista inoltre una nuova riedizione del Quantitative easing. Molti si aspettano una sua riedizione: il consensus Bloomberg si aspetta 40 miliardi da ottobre per dodici mesi.
“Il taglio – secondo gli analisti di IG – riguarderà con ogni probabilità il tasso sui depositi che dovrebbe essere limato di 20 punti base. Allo stesso tempo, l’Istituto di Francoforte dovrebbe adottare misure per allentare le pressioni sulle banche prevedendo una serie di tassi a livelli più favorevoli per le banche (il cosiddetto tiering). Infine, ma forse più importante, Draghi proverà a non deludere le attese del mercato, che propendono per un lancio immediato del QE 2.0, limitandosi a cambiare la forward guidance per i prossimi mesi. Non crediamo che la Bce lanci il QE, vista la scarsità di strumenti a disposizione per Francoforte. Le munizioni della Bce sono scarse e vanno preservate nel caso lo scenario dovesse deteriorarsi. Quindi aspettiamoci volatilità, anche se in fondo non crediamo che il mercato stia pensando veramente al bazooka”.
Dal marzo 2016 il tasso di rifinanziamento principale è a zero, quello sui depositi (la liquidità che le banche parcheggiano sul conto della Banca Centrale Europea) è negativo dello 0,4%.