Abbiamo chiesto agli amministratori delegati dei principali istituti di credito italiani come vedono il futuro del settore bancario sempre più alle prese con la sfida tecnologica. Oggi parliamo con Gian Maria Mossa, amministratore delegato di Banca Generali, gruppo specializzato nella consulenza finanziaria e gestione di grandi patrimoni.
Dott. Mossa, quale è il vostro modello di banca del futuro?
“Una banca fondata sul valore delle persone che si arricchisce del contributo del digitale per valorizzare competenze e servizi ai clienti. Crediamo in un modello di open banking che raccolga il meglio che offre la tecnologia a livello di piattaforme e strumenti, riuscendo a dialogare e ad integrarsi con la consulenza di banker d’eccellenza. Il tutto adattandosi ai bisogni legati alla mobilità delle persone. In questo modo si costruisce una banca sostenibile nel tempo alla luce delle capacità di scalare le opportunità tecnologiche su un numero crescente di clienti, garantire competitività ed efficienza operativa, ma soprattutto di massimizzare il valore della relazione tra il professionista e il cliente che potrà così sempre avere un servizio personalizzato alle proprie esigenze.
Che si parli di bisogni finanziari, di esigenze successorie, attività di investimento, immobiliare o impresa e operazioni straordinarie, serve un modello in grado di avvicinare competenze in modo semplice ed efficace. Ci sarà sempre bisogno di protezione e supporto alla pianificazione di progetti di vita; noi vogliamo essere la prima banca private al servizio delle famiglie che risponde a tali necessità”.
Dove si indirizzano prevalentemente i vostri investimenti?
“Gli investimenti sono in gran parte finalizzati a supportare al meglio i nostri professionisti secondo tre direttrici.
La prima riguarda un livello di operatività sempre meno di processo e sempre di più end to end, perfettamente integrata con la logica customer experience tipica dei sistemi di front che seguono su misura le esigenze personali.
La seconda si concentra nell’analisi dei dati, puntando a raccogliere, normalizzare e valorizzare le informazioni come parte integrante del business. E la terza lavora all’estensione delle attività, cercando partnership internazionali come fatto ad esempio con la danese Saxo Bank, in modo da rafforzare la leadership aprendo anche a nuove opportunità”.
Per sapere di più sulla trasformazione del settore bancario scopri il dossier pubblicato sul numero di settembre di Wall Street Italia.