di Victoria Leggett (UBP)

UBP: dalle strategie responsabili agli investimenti a impatto

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Abbiamo un solo pianeta e le sue risorse sono sempre più limitate. Ogni anno perdiamo 13 milioni di ettari di foresta a causa della deforestazione. L’80% delle acque reflue viene immesso in fiumi e mari senza essere stato sanificato.
Molti bisogni di base, come servizi igienico sanitari adeguati, una buona educazione e un regime alimentare salutare, non sono accessibili alla maggioranza della popolazione mondiale e l’aggravarsi della disuguaglianza sociale (salari stagnati vs QE che ha portato a una forte crescita) alimenta una forte instabilità politica. Se non entriamo al più presto nella fase di Riparazione l’attuale stile di vita richiederà l’equivalente di tre pianeti terra entro il 2050.

 

Le Nazioni Unite hanno preso coscienza della portata della sfida e nel 2015 hanno introdotto i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals SDG), una roadmap per supportare i settori pubblico e privato nella lotta alle sfide più urgenti per la comunità internazionale.
Questo impegno comporterà una spesa annua stimata di USD 5.0000/7.000 miliardi di dollari, di cui la maggior parte da capitali privati.
I paesi in via di sviluppo costituiscono almeno il 64% del fabbisogno totale degli investimenti (3.300/4.500 miliardi di dollari) e l’Africa la metà. I 5.000/7.000 miliardi di dollari necessari rappresentano il 7/10% del Pil globale e il 25/40% degli investimenti globali annuali. Oggi i flussi pubblici sono pari a 1.600 miliardi di dollari, mentre quelli privati corrispondono a 1.900 miliardi di dollari.

 

A tale riguardo è importante anche soddisfare i bisogni finanziari degli investitori in ambito sostenibile. Prima della fine del 2018 gli investimenti sostenibili ammontavano a circa 31.000 miliardi di dollari e continuano a crescere a un ritmo più rapido rispetto a qualsiasi altra asset class.
Tuttavia, il termine “investimento responsabile” è ampio e comprende molti approcci. Gli investimenti a impatto sono una di queste sottocategorie. Attualmente rappresentano meno del 5% dell’Aum degli investimenti sostenibili, ma stanno crescendo all’impressionante Cagr del 67%.

C’è ancora molta confusione su ciò che definisce il termine impact e su come lo si debba separare da altre strategie di investimento responsabile. Queste ultime si basano sull’integrazione di criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) all’interno di un classico processo d’investimento basato sull’analisi dei fondamentali societari per selezionare candidati in grado di fornire rendimenti aggiustati per il rischio più elevati nel tempo. I fattori ESG assolvono una grandissima importanza anche in ambito di Impact investing, ma non guidano le decisioni d’investimento. La variabile regina, in questo caso, è rappresentata dai flussi di reddito.

 

A titolo di esempio, una società che si occupa di esplorazione in campo petrolifero e offre un ottimo welfare ai dipendenti, ha una solida governance e una gestione responsabile della catena di approvvigionamento rappresenta un candidato ideale “best-in-class” da un punto di vista ESG.  Tuttavia, indipendentemente dalla qualità del suo lavoro, non si qualificherebbe come un investimento “impact”, perché i suoi ricavi non sono generati con l’intenzione di combattere il riscaldamento globale o l’inquinamento.

Il mercato azionario offre diverse gemme con un alto livello “impact” e un interessante potenziale di rendimento, soprattutto nei settori orientati all’innovazione. L’industria alimentare ne è un esempio: i requisiti per un’etichettatura “pulita” e ingredienti più sani negli alimenti sono ormai diffusi e rappresentano una sfida per i produttori tradizionali.
Sotto la pressione delle autorità di regolamentazione e dei consumatori, i produttori alimentari devono ripensare i loro processi e rivedere le loro ricette, e non tutti i costi possono essere trasferiti ai loro clienti.

Un altro tema prioritario per gli investitori che guardano all’impact è il cambiamento climatico, una tematica che si estende ben oltre le aziende che producono energia rinnovabile. Ci sono profili promettenti tra le aziende che si occupano di sviluppo di nuovi materiali che contribuiscono a ridurre l’impronta ecologica del settore edile.

 

Un approccio pienamente responsabile non si conclude, quindi, con il compimento del processo di investimento. Misurare concretamente i miglioramenti prodotti in termini sostenibilità è ciò che contraddistingue l’Impact investing.

 

Alcuni esempi sono: Befesa – leder mondiale nel riciclaggio di polvere d’acciaio recuperando discariche pericolose ed evitando l’estrazione di metalli grezzi. Befesa ricicla 1.3 milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi all’anno. Xylem – società tecnologica dell’acqua. Xylem usa tecnologie smart per testare, trattare e incrementare l’efficienza. Aquafil Global è uno dei principali attori, in Italia e nel mondo, nella produzione di fibre sintetiche, in special modo di quelle in poliammide 6.
Dal 2010 la società ha recuperato 20.000 tonnellate di reti da pesca dagli oceani. Ogni 10.000 tonnellate di Econyl consente di riparmiare 70.000barili di petrolio ed evita 57.000 tonnellate di emissioni di CO2.

 

Crediamo che le aziende innovative, che generano i loro ricavi dalla ricerca di soluzioni alle più grandi sfide del mondo siano esposte in modo univoco ad un chiaro percorso di crescita nei prossimi decenni. Per questo motivo in UBP ci dedichiamo da anni alla ricerca di soluzioni d’investimento maggiormente orientate alla sostenibilità e abbiamo sviluppato un nostro sistema di analisi in collaborazione con il Cambridge Institute for Sustainability Leadership, un’istituzione pionieristica nel settore che lavora, con diversi influencers, alla costruzione di un’economia sostenibile.