Sempre più lavoratori nel mondo sono sottopagati. Benché il tasso di disoccupazione globale tenda a scendere, sono pochi i segnali che i livelli salariali possano tornare a salire come sarebbe lecito aspettarsi quando il mercato del lavoro si fa più stretto. A indagare su scala globale sulle condizioni del lavoro è l’Hays Global Skills Index, un report che giunge quest’anno all’ottava edizione e che ha preso in esame dati provenienti da 34 Paesi (fra cui l’Italia).
Al termine dell’analisi, Hays attribuisce un punteggio finale, su una scala a 10, al mercato del lavoro di ciascuna area: se è superiore a 5 il mercato tende a essere più sotto pressione, un segno di dinamismo e di richieste di lavoro crescenti. Al di sotto di tale soglia, invece, le dinamiche occupazionali tendono a essere meno rosee per i lavoratori, che dovranno aspettarsi meno opportunità e minori prospettive di incrementi salariali. Su scala globale l’indice è rimasto invariato a 5,4 punti, mentre in Italia si rimane in territorio negativo, ma in risalita da 4,7 a 4,8 punti.
Entrando nel dettaglio dei sette parametri analizzati da Hays, si nota come in Italia la pressione verso il rialzo dei salari, complici livelli di disoccupazione superiori alla media, sia molto bassa: 3,8 punti in generale e 2,3 punti nelle occupazioni ad elevate competenze. E’ però elevatissimo il “talent mismatch”, ovvero la distanza fra le abilità richieste dal mercato dal lavoro e quelle effettivamente reperibili: 8,4 punti.
Il rapido sviluppo tecnologico si conferma come uno dei principali fattori che contribuiscono al disallineamento delle competenze e alla sottoccupazione a livello globale, poiché i datori di lavoro faticano sempre di più a trovare professionisti adeguatamente qualificati da inserire in organico. La formazione e l’aggiornamento della forza lavoro, afferma Hays, sono più che mai fondamentali per far fronte alle sfide dell’automazione e dell’outsourcing.
“Una serie di innovazioni tecnologiche sono alla base dell’evidente stagnazione salariale che caratterizza i mercati a livello globale”, ha commentato Alistair Cox, ceo di Hays, “ciò, unito alla sottoccupazione come effetto a lungo termine della crisi finanziaria globale, comporta minori opportunità occupazionali e compensi non in linea con l’aumento dei costi e dell’inflazione”. “Nel prossimo futuro è fondamentale che vengano effettuati maggiori investimenti per allineare i ruoli professionali agli sviluppi tecnologici”, ha aggiunto Cox, “in questo modo i lavoratori saranno in grado di massimizzare la loro produttività in sinergia con il progresso tecnologico e non in conflitto con esso”.
Rispetto alle altre grandi economie europee, Francia e Germania, l’indicatore di Hays attesta un maggior brio sul fronte del mercato del lavoro: se l’Italia si ferma a 4,8 punti, in territorio negativo, la Francia viaggia a quota 6 e la Germania a 6,5 punti.