L’economia mondiale sta attraversando una fase di rallentamento economico sincronizzato. E in caso di brusca frenata, “saranno a rischio default 19mila miliardi di dollari di debito delle imprese, equivalenti al 40% del debito delle 8 principali economie”.
È l’allarme lanciato ieri da Kristalina Georgieva, neo direttore generale dell’Fmi, che nel suo primo discorso ufficiale ha evidenziato che il 90% del mondo subirà un rallentamento economico nel 2019 e che questo porterà la crescita globale ‘al livello più basso dall’inizio del decennio’.
Uno scenario che ha spinto il Fondo Monetario Internazionale a rivedere al ribasso le stime di crescita del Pil mondiale per quest’anno e il 2020. Nel World Economic Outlook che sar presentato la prossima settimana a Washington, il Fondo ha pertanto tagliato le sue stime per la crescita globale, ha aggiunto Georgieva.
Stando al nuovo numero uno dell’istituto di Washington, dietro il rallentamento evidenziato ci sono una serie di ‘fratture’, come la rottura delle catene di approvvigionamento, le difficoltà incontrate da interi settori dell’economia e la presenza di un ‘muro di Berlino digitale’ che costringe gli Stati a scegliere tra due sistemi tecnologici. Ma la frattura più rilevante riguarda il commercio e le recenti dispute tra le maggiori economie mondiali. Per l’Fmi, le guerre commerciali potrebbero portare l’economia globale a perdere circa 700 miliardi di dollari, o lo 0,8% del Pil, entro il 2020. Il neo d.g. ha pertanto invocato maggiore cooperazione e unità tra gli Stati: ‘Dobbiamo lavorare assieme adesso per trovare una soluzione duratura sul commercio’.
Per sostenere l’economia reale, le banche centrali stanno tenendo i tassi molto bassi e in molti casi in territorio negativo. Dove opportuno, ribadisce Georgieva, è bene si continui a tenere basso il costo del denaro. Questo però, avvisa il direttore dell’Fmi, genera anche pericolosi effetti collaterali. In alcuni Paesi, le imprese stanno sfruttando i bassi tassi per accumulare debito. Il Fondo stima che, in caso di forte frenata, il debito delle imprese a rischio default salirebbe a quota 19mila miliardi di dollari, vale a dire il 40% del debito totale nelle otto principali economie. “Un livello più alto di quello visto durante la crisi finanziaria”, afferma Georgieva.
Infine, Georgieva chiesto di fare un uso migliore della politica fiscale, sostenendo che la politica monetaria e quelle finanziarie non possono assolvere al compito da sole. ‘Ora è il momento per gli Stati con dello spazio nei loro budget per iniziare a dispiegare o a prepararsi per iniziare a dispiegare i loro armamenti fiscali’ ha concluso Georgieva.