Lieve decelerazione a settembre per l’inflazione. Come rende noto l’Istat si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registri una diminuzione dello 0,6% su base mensile e un aumento dello 0,3% su base annua (in lieve rallentamento da +0,4% di agosto) mentre la stima preliminare era a +0,4%.
A causare la lieve decelerazione, afferma l’Istat, principalmente l’ampliarsi della flessione dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (da -1,0% a -2,6%) e il rallentamento della crescita di quelli dei Servizi relativi ai trasporti (da +1,7% a +0,4%) e in misura minore i prezzi dei Beni alimentari non lavorati (da +1,5% a +1,1%).
In accelerazione invece, i prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +1,0% a +1,4%).
Le sei ragioni che frenano l’incremento dei prezzi
L’inflazione è scomparsa e non riapparirà per un bel po’. Cosa frena l’incremento dei prezzi?
Prova a dare una risposta Luca Paolazzi di Ceresio Investors che individua sei fattori che spiegano perché l’inflazione è destinata a rimanere bassa.
I primi due sono in particolare una politica monetaria espansiva poco efficace e poi l’aumentata competizione internazionale, per effetto della globalizzazione, che ha messo le imprese e i lavoratori dei paesi avanzati in concorrenza con quelli degli emergenti e in particolare della Cina.
La terza ragione è il modo in cui si formano le aspettative inflazionistiche, che sono basate sull’esperienza recente. In altre parole, un’inflazione bassa viene incorporata nelle attese sui prezzi e tende ad autoperpetuarsi.
La quarta ragione è la maggiore mobilità del lavoro, creata dai flussi migratori.
La quinta ragione è la presenza di eccesso di capacità produttiva, sia nei paesi avanzati, come conseguenza della crisi, sia nella stessa Cina, per gli enormi investimenti effettuati.
La sesta e meno esplorata ragione della bassa inflazione è costituita dagli effetti sui prezzi al consumo del progresso tecnologico.
Ci si riferisce qui non tanto alla deflazione che origina dal miglioramento di performance dei beni e/o dalla riduzione del loro prezzo (come accade per i Pc, gli smartphone e i relativi servizi), quanto allo scompaginamento di interi mercati con l’invasione di prodotti che sono venduti via Internet.
Non solo beni, ma anche servizi, come quelli alberghieri (con l’arrivo di Airbnb) e del trasporto pubblico (con Uber), fino al lavaggio dell’auto e all’imbiancatura delle pareti di casa.
In particolare, i giganti di Internet (Amazon e Google, soprattutto) penetrano mercati apparentemente lontani dal loro iniziale core business, mettendo a frutto la potenza di calcolo e la mole di big data accumulati. Così facendo aumentano la concorrenza e abbassano i prezzi.