Prendere o lasciare. I 450 mila risparmiatori italiani che hanno acquistato i tango bond emessi dalla Repubblica argentina finiti in default, da venerdì potranno decidere se aderire o meno all´offerta del governo di Buenos Aires. Avranno poco più di un mese per valutarne la convenienza, fino al 25 febbraio. Chi aderirà, nella maggior parte dei casi, dovrà accontentarsi di un rimborso del 30%, bassi tassi di interesse e scadenze lunghissime.
L´offerta
Approvata dalla Consob, propone uno scambio dei vecchi titoli con tre nuove tipologie di bond. Ma in realtà la scelta si riduce a due perché il terzo titolo, (quasi-par bond) è denominato in pesos, la moneta argentina e non verrà quotato sui mercati internazionali. Ne rimangono due, per i risparmiatori italiani. I primi sono i par-bond, che prevedono un concambio 1 a 1, il rimborso del capitale in 20 rate semestrali a partire dal 30 settembre 2029 (e la scadenza si allunga al 2038) mentre gli interessi, pagati in contanti, saranno molto bassi fin dall´inizio.
La terza emissione riguarda i titoli cosiddetti “discount”. Il concambio è 1 a 0,337. In pratica si perde un terzo del capitale investito. Per questi titoli però il risparmiatore può incassare la restituzione del capitale un po´ prima: sono previste 20 rate a partire dal 20 giugno 2024. Gli interessi, tra l´altro, in parte capitalizzati, in parte in contanti, sono più elevati.
Scelta quasi obbligata
In realtà la scelta non è scontata per il risparmiatore. I bond alla pari verranno emessi per un valore che non potrà superare i 15 miliardi di dollari (ipotesi massima qualora a sottoscrivere l´offerta sia almeno il 70 per cento dei creditori). Gli altri bond non prevedono invece nessun limite all´emissione. Il risultato è che chi aderisce all´offerta potrebbe ritrovarsi poi in portafoglio un tipo di titolo piuttosto che un altro.
Lo spread
L´Argentina ha promesso di agganciare un bonus ai nuovi titoli se l´economia dovesse marciare al meglio. «Ma si tratta di qualcosa di molto aleatorio» spiega Mauro Sandri, avvocato e promotore di un gruppo di creditori che non ha nessuna intenzione di aderire all´offerta. «Lo spread è legato a parametri arbitrari e personalizzati, come la crescita del Pil argentino».
Cosa accade se non si aderisce allo scambio
«Chi non aderisce non perde alcun diritto – spiega Mauro Sandri. – Non può esserci nessun esproprio sui titoli. Certo diventa più complicato farsi riconoscere i propri diritti. In Germania accadde un caso simile con il Perù e vennero bloccati tutti i beni destinati alla rinegoziazione».
Se l´offerta va in porto
Il governo di Buenos Aires deve raccogliere l´adesione dell´80% dei creditori in tutto il mondo affinché l´offerta diventi valida. Se le adesioni sono inferiori dovrebbe fare una nuova proposta. Ma di sicuro non c´è nulla.
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