Dopo una fase di rallentamento della crescita, l’economia mondiale sembra avviata verso una ripresa nel 2020, prolungando ulteriormente uno dei periodi di espansione più lunghi della storia.
È la previsione di Keith Wade, Chief Economist & Strategist, Schroders, che in una nota odierna afferma che “il rallentamento di quest’anno ha creato preoccupazioni su una possibile contrazione dell’economia statunitense. Tuttavia, riteniamo che l’attività economica trarrà beneficio dal miglioramento delle tensioni tra Usa e Cina e dai tassi di interesse più bassi negli Stati Uniti. Abbiamo quindi alzato le previsioni per la crescita globale nel 2020, dal 2,4% al 2,6%”.
L’economista si aspetta il completamento della “fase uno” dell’accordo tra Usa e Cina, già annunciata a metà ottobre ma non ancora finalizzata. Si spera che ciò possa impedire ai due Paesi di implementare ulteriori dazi e potenzialmente ridurre quelli già in vigore. Ciò porterebbe a un rafforzamento del commercio globale e degli investimenti delle imprese, con un miglioramento dell’attività in Europa, Giappone e Usa.
“Ci sono buoni motivi per cui il Presidente Trump potrebbe voler raggiungere un’intesa ora: la procedura di impeachment che si trova ad affrontare e l’avvicinarsi delle elezioni rendono necessaria una ripresa dell’attività negli Stati Uniti. Avendo già giocato la carta dei tagli fiscali nel 2018, è rimasto a corto di opzioni, se non quella di aiutare gli scambi commerciali attraverso un aumento degli acquisti cinesi di beni agricoli. Intanto gli Usa sembrano restii a ridurre i dazi, come richiesto dalla Cina, e quindi i progressi sono lenti”.
L’aspettativa di un accordo almeno parziale tra Usa e Cina rappresenta una buona notizia per le economie dell’Eurozona, fortemente guidate dalle esportazioni. Una ripresa sul fronte commerciale potrebbe portare – secondo le stime – a risultati positivi per la regione e abbiamo quindi alzato le nostre previsioni dallo 0,9% all’1,2%.
Eurozona, verso nuovo taglio tassi
Parlando dell’Eurozona, l’esperto di Schroders stima che la nuova Presidente della BCE Christine Lagarde continuerà sul percorso intrapreso dal suo predecessore, Mario Draghi, con un possibile nuovo taglio nel 2020. Poco spazio invece per le misure di “stimolo fiscale”, di tagli fiscali e spese infrastrutturali per aiutare la crescita.
“Siamo piuttosto scettici su questo fronte. Le economie che hanno più spazio per aumentare la spesa, come Germania e Paesi Bassi, sono per natura sostenitrici di una spesa limitata. Tendono a pianificare i decenni futuri e sono preoccupate prevalentemente dai costi del pensionamento di una popolazione in invecchiamento.
Riteniamo quindi che le azioni di supporto da parte di questi Paesi saranno limitate. Un’espansione fiscale sembra invece più probabile nel Regno Unito. I due principali partiti sembrano in competizione su chi tra i due aumenterà di più la spesa pubblica. I dati economici in UK sono stati distorti dall’effetto Brexit, come l’accumulo di scorte. L’economia, guidata dai consumi delle famiglie, ha reagito bene, ma probabilmente resterà sommessa e la Bank of England manterrà le sue posizioni.
Outlook in miglioramento anche per gli emergenti
Anche per i mercati emergenti la situazione sembra volgere al bello.
“Ci aspettiamo un miglioramento in gran parte dei mercati emergenti, grazie alla ripresa sul fronte commerciale e alla limitata inflazione, che aprirà la strada a ulteriori tagli dei tassi, seppur lievi. Vediamo buone prospettive per il Brasile, con la riforma pensionistica che guida la fiducia, supportando l’attività economica.
Al contrario, l’India dovrà affrontare una serie di sfide, soprattutto in riferimento al settore bancario. L’azione del Governo potrebbe forse essere d’aiuto. La Russia continuerà a concentrarsi sulla stabilità economica e su una crescita contenuta ma persistente”.
Il 2020 sarà un anno importante per la Cina.
“Nel 2010, il Governo promise di raddoppiare la sua economia e i redditi medi entro il 2020. Per raggiungere tali obiettivi le autorità dovranno assicurarsi che la crescita resti al livello simbolico del 6%. È possibile che vedremo ulteriori allentamenti nelle politiche. Molto dipenderà dal deal tra Usa e Cina e il rischio geopolitico rimarrà presente. Le tensioni tra Russia e Usa restano irrisolte ed è possibile che si aggiungeranno nuove sanzioni” conclude la nota.