Regalo di Natale dalla Cina. Il governo di Pechino ha annunciato che, a partire dal prossimo anno, abbasserà i dazi a carico di 850 categorie di merci d’importazione, dalla carne suina e dall’avocado sino ad alcuni tipi di semiconduttori. Lo ha annunciato il ministero delle Finanze cinese.
La decisione – che non è legata alle trattative commerciali con gli USA – viene comunque interpretata come un segnale di apertura.
Le nuove tariffe, inferiori a quelle applicate alle importazioni dalle nazioni più favorite, avranno carattere temporaneo; quest’anno le tariffe temporanee agevolate erano state applicate da Pechino a 706 categorie di merci.
La tariffa applicata alla carne suina congelata, in particolare, verrà ridotta all’8 per cento, contro il 12 per cento applicato tramite la clausola di nazione più favorita.
Una mossa che dovrebbe dare un po’ di respiro all’economia cinese, che si sta espandendo al tasso più basso da quasi 30 anni a questa parte, e potrebbe affrontare ulteriori pressioni ribassiste nel 2020.
Le nuove misure arrivano dopo la sigla dell’accordo commerciale provvisorio annunciato il 15 dicembre dai negoziatori di Stati Uniti e Cina. Che consente al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di cristallizzare le ostilità con Pechino in vista delle elezioni presidenziali in programma negli Usa il prossimo anno.
Che cosa prevede l’accordo di fase uno Cina-Usa
Tramite l’accordo, Washington impegna anche la Cina ad un aumento significativo delle importazioni di prodotti agricoli statunitensi: un risultato importante che Trump potrà presentare all’elettorato rurale statunitense in vista delle Presidenziali Usa del 2020.
La Cina, infatti, si è impegnata ad aumentare quasi del doppio le importazioni agroalimentari dagli Usa, in cambio di una concessione tutto sommato marginale: il rinvio dell’ulteriore aumento dei dazi a carico delle merci cinesi, originariamente programmato per domenica 15 dicembre.
Tale rinvio non ridimensiona in alcun modo le tariffe che Washington ha imposto nell’arco degli scorsi 18 mesi a circa 250 miliardi di dollari di merci cinesi.
Una volta superato lo scoglio della rielezione, l’inquilino della Casa Bianca potrà tornare all’occorrenza ad aumentare le pressioni sulla Cina, nel tentativo di ottenere riscontri significativi su questioni di maggiore impatto strategico, a cominciare dalla tutela della proprietà intellettuale statunitense, e dal contrasto all’avanzata cinese verso il primato globale nel settore dell’alta tecnologia.