Rimandato a inizio anno il termine per la presentazione all’Unione europea del piano di dismissione della quota del Mef nella Banca Monte dei Paschi di Siena (Mps). Lo ha annunciato in una nota il governo, che avrebbe dovuto delineare la tabella di marcia per la dismissione della propria quota entro fine 2019.
In una nota pubblicata in serata dal Mef, si legge:
“I servizi della Commissione europea e del Ministero dell’Economia e delle Finanze su richiesta delle autorità italiane, hanno concordato di posticipare all’inizio del 2020 la presentazione del piano di dismissione della partecipazione del Ministero nella Banca Monte dei Paschi, alla luce e in linea con l’interlocuzione in corso in merito a un’operazione di derisking della banca”.
Il “derisking” a cui si fa riferimento la nota del Mef riguarda la cessione di Npe (sofferenze e incagli) da parte di Mps ad Amco (ex Sga), societa di gestione delle sofferenze controllata dal Tesoro, per un importo pari a 10 miliardi di euro valore nominale.
Secondo quanto ricostruito dal quotidiano la Repubblica, il piano a cui sta lavorando il governo sarebbe incentrato sulla cessione di una massa di crediti deteriorati per 11 miliardi di euro alla Amco, società controllata dal Tesoro al 100%, recentemente ricapitalizzata, e specializzata nella gestione dei deteriorati.
Il progetto prevedeva inizialmente una scissione dei crediti deteriorati ad Amco ma sarebbe stata bocciata dall’Antitrust europeo.
Una volta ripulito dai deteriorati, il Monte sarebbe pronto per una fusione con un’altra banca italiana di medie dimensioni, con i soliti nomi gettonati: Ubi, Bper o Banco Bpm. La vendita dei deteriorati deve pero’ avvenire a un prezzo di mercato. La finestra di opportunità per l’operazione è la prossima primavera, quando scade il cda del Monte, all’assemblea per l’approvazione dei conti del 2019.
Ceduti crediti deteriorati per 1,8 miliardi di euro
Questa mattina intanto, il Gruppo Mps ha comunicato che, nel suo percorso di derisking, ha concluso ulteriori 3 operazioni di cessione di crediti deteriorati per un importo totale di circa 1,8 miliardi di euro.
Lo si legge in una nota dell’istituto in cui viene rimarcato che “gli accordi si sommano ai precedenti conclusi nel corso del 2019 e portano a circa 3,8 miliardi di euro i non-perfoming exposures (Npe) complessivamente ceduti dal Gruppo nel corso dell’anno.
I deal conclusi riguardano, in particolare: operazione di cessione pro-soluto di crediti non performing (Npl) per circa 1,6 miliardi di euro a illimity Bank S.p.A.. Il portafoglio è composto da Npl di natura prevalentemente unsecured di titolarita’ di Banca Mps e di Mps Capital Services; due operazioni per complessivi circa 0,2 miliardi di euro aventi per oggetto la cessione pro-soluto di crediti unlikely to pay (Utp) prevalentemente secured verso clientela corporate di titolarita’ di Banca Mps e Mps Capital Services”.
“Con questi accordi, che si sommano ai precedenti realizzati nel corso dell’anno – viene sottolineato – il gross Npe ratio pro-forma del Gruppo Mps si attesta a circa 12,5%, raggiungendo con due anni di anticipo l’obiettivo del 12,9% previsto dal Piano di Ristrutturazione a fine 2021. La conclusione di questi accordi, pertanto, rappresenta un ulteriore e significativo passo avanti nel processo di accelerazione del derisking previsto dal Piano di Ristrutturazione 2017-2021 e nel rispetto degli impegni presi con la Commissione Europea”.