Come vuole la consuetudine, all’inizio di un nuovo anno gli auguri di rito si accompagnano al tradizionale esercizio delle previsioni economiche e finanziarie. Pierre Dac diceva: “le previsioni sono difficili, soprattutto quando riguardano il futuro”. Non di rado, infatti, eventi poco anticipabili inducono gli investitori a rivedere radicalmente le loro previsioni iniziali.
È quanto è successo, ad esempio, con il repentino voltafaccia della Fed il 4 gennaio 2019 mentre il consensus puntava sulla prudenza. Questo passaggio da un atteggiamento restrittivo a uno più accomodante ha sconvolto il quadro e spiega, in definitiva, buona parte della crescita delle azioni e della flessione dei tassi nel 2019. Tuttavia, è buona norma sottostare a questo delicato esercizio previsionale…
Sul fronte economico, la tempesta legata alla guerra commerciale tra la Cina e gli Stati Uniti sembra attenuarsi con la firma molto probabile di un accordo preliminare il 15 gennaio prossimo che rappresenta un autentico sollievo per le imprese e le famiglie nuovamente fiduciose e che dovrebbe sostenere gli investimenti e i consumi nei prossimi mesi.
I principali leading indicator da tempo confermano questa schiarita e i minimi toccati dall’attività economica sembrano essere ormai alle spalle.
Sul versante monetario, lo status quo è il comune denominatore della Fed e della BCE. La prima ha annunciato che continuerà ad aspettare prima di ipotizzare una modifica dei tassi. La seconda, dal canto suo, non si aspetta grandi turbolenze.
La sua nuova presidente, Christine Lagarde, si sta prendendo il tempo necessario per svolgere una review strategica al fine di valutare l’impatto degli ultimi strumenti utilizzati (tassi negativi, quantitative easing, ecc.).
Dal punto di vista geopolitico le previsioni sono più complesse, con la grande tematica delle elezioni presidenziali americane a novembre 2020. Anche se i temi centrali della campagna rimangono per ora imprecisati, è probabile che le decisioni di fine mandato del Presidente Trump saranno tali da sostenere i mercati azionari.
Trump ne ha fatto uno dei suoi barometri preferiti per misurare il successo economico del suo mandato! A livello internazionale, anche se si stanno intensificando le tensioni in Medio Oriente e con la Corea del Nord, sembra poco probabile che gli Stati Uniti si lancino in un conflitto diretto alla vigilia di un’elezione, considerando soprattutto che una delle priorità per D. Trump era il ritiro delle truppe impegnate in operazioni all’estero.
Sul piano microeconomico, infine, gli analisti prevedono una crescita di quasi il 10% degli utili per le aziende europee e americane nel 2020. Queste previsioni sono particolarmente ottimistiche alla luce del contesto macroeconomico, anche se la revisione di questi dati al ribasso è un altro rito di inizio anno. Se la crescita raggiunta si attesterà a “mid single digit”, ovvero al 5% in italiano, il 2020 sarà una buona annata per gli utili e fornirà probabilmente un aiuto non trascurabile alle azioni.
Scommettiamo su quanto di meglio ci porterà il nuovo anno e che dopo un 2019, strepitoso sotto molti aspetti, anche l’annata 2020 sarà buona.