Mentre le preoccupazioni sulla diffusione del coronavirus stanno aumentando, gli investitori iniziano a tirare i remi in barca, alleggerendo le posizioni soprattutto sugli asset più rischiosi, come le azioni. Al contrario, i beni considerati “porti sicuri” come oro e Titoli di Stato sono in crescita.
Ma quale sarà l’impatto economico?
È quanto si chiedono Piya Sachdeva, Economist e Azad Zangana, Senior European Economist and Strategist, Schroders, che in una nota odierna scrivono:
“le conseguenze negative causate dal coronavirus a livello di domanda sono significative per la Cina, ma lo sono altrettanto, se non di più, per l’economia globale a livello di catena di approvvigionamento.
Se l’epidemia si protrarrà per un periodo di tempo significativo, i livelli di disruption avranno un impatto negativo sui partner commerciali, in particolare sul resto dell’Asia, sull’Australia e potenzialmente sull’Europa. La ripresa della produzione globale, appena iniziata, rischia ora di deragliare”.
Gli economisti di Schroders fanno notare in particolare che la Cina è oggi più importante che mai per l’economia mondiale. Al momento dell‘epidemia di SARS nel 2002, Pechino rappresentava il 4,2% dell’economia mondiale e ha contribuito per il 18% alla crescita del PIL mondiale. Nel 2018, la sua quota del PIL mondiale era salita al 15,8%, con il 35% della crescita globale proveniente dalla Cina.
“Per i policymaker, l’obiettivo primario è quello di contenere l’epidemia il più rapidamente possibile. È possibile che i governi interverranno per sostenere la domanda in Cina e le imprese di altri Paesi. Nel frattempo, laddove le banche centrali hanno ancora un margine di manovra, potrebbero essere chiamate ad allentare ulteriormente”.
Nuovo elemento di rischio per i mercati
Una visione improntata alla prudenza è arrivata anche dal team di analisti di Templeton Global Macro, che in una nota odierna, sottolineano:
“Da un punto di vista macroeconomico, i settori dei consumi e dei viaggi in Cina sono probabilmente colpiti in modo più acuto da un’epidemia di virus, con il potenziale di effetti di ricaduta sull’economia globale attraverso l’interruzione del commercio e della supply chain. Abbiamo sperimentato e monitorato questo tipo di eventi in passato, come ad esempio con la SARS nel 2003 e l’influenza suina nel 2009.
Il vero pericolo è se un virus ha un’alta trasmissibilità e alti tassi di mortalità, che l’attuale coronavirus non ha raggiunto a questo punto, secondo l’OMS”.
Nel complesso, gli esperti di Templeton sottolineano la presenza di rischi globali elevati:
“Abbiamo posizionato le nostre strategie in modo che non siano correlate a classi di attività sopravvalutate che sembrano vulnerabili a elevati rischi di coda. Gli eventi all’inizio del 2020 hanno già mostrato i potenziali punti di infiammabilità in tutto il mondo, comprese le crescenti tensioni in Iran e in Medio Oriente.
Riteniamo che gli investitori debbano concentrarsi sulla costruzione di portafogli che non possono essere correlati ad ampi rischi di mercato”.