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ALMUNIA, PIANISTA SUL TITANIC

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(WSI) – Il commissario europeo Joaquim Almunia ha annunciato che presenterà una
relazione per evidenziare il rischio che l’Italia, nel 2006, superi i limiti
di deficit previsti dal patto di stabilità. Ha aggiunto che preoccupazioni
analoghe suscitano anche i bilanci di Francia e Germania, ma per quei paesi,
che in realtà sono fuori dai limiti da quattro anni a differenza
dell’Italia che li ha rispettati, ha mostrato fiducia negli interventi
promessi dai governi.

Sul piano strettamente tecnico, la posizione di Almunia
ha un certo fondamento. Cessando gli effetti delle misure una tantum, se non
si farà nulla, il deficit italiano nel 2006 potrebbe superare il 4 per cento.
Di mezzo, però, c’è la legge finanziaria, nella quale, ha annunciato più
volte il ministro dell’Economia, le una tantum saranno sostituite da misure
permanenti, almeno per l’importo necessario a evitare un’espansione
eccessiva del deficit.

E’ difficile, però, non considerare la fretta di Almunia nel preannunciare
censure al governo di Roma, alimentata anche da un certo pregiudizio politico.
L’eurocrazia intende riaffermare il suo potere, scosso dalla riforma del
patto di stabilità, e per non prendersela con Francia e Germania, troppo
potenti, se la prende con l’Italia.

Questi comportamenti asimmetrici, questo
tentativo di ripristinare la logica degli “avvertimenti” selettivi, non
tiene conto della crescente insofferenza dell’Europa vera per questo modo di
fare. Quando saranno pubblicate le pagelline di Almunia l’Europa avrà
conteggiato il grado di consenso che ottiene in due paesi fondatori, la
Francia e l’Olanda.

I referendum in questi paesi sul nuovo trattato
istituzionale, stando alle rilevazioni demoscopiche, potrebbero assestare un
colpo pesante all’Unione. Su questo giudizio negativo pesa l’atteggiamento
di istituzioni come la Commissione e la Banca centrale, considerate
corresponsabili del rallentamento della crescita e della disoccupazione che ne
è la conseguenza sociale più tangibile. Almunia continua a suonare la solita
musica, su un transatlantico che si avvicina all’iceberg.

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