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LA PREDICA BUCATA
DEL FINANCIAL

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(WSI) – Al Financial Times c’è aria di burrasca. Il celebre giornale finanziario inglese da anni chiude i bilanci con notevoli perdite, che nel 2003 sono state 32 milioni di sterline (61 milioni di dollari). Per il 2004 si puntava al pareggio. Ma c’è stato un ulteriore deficit di 9 milioni di sterline (17 milioni di dollari). Non una grande cifra, tuttavia abbastanza per sostenere che difficilmente nel 2005 ci sarà il pareggio. Comunque, nonostante la sua potenzialità, la testata non costituisce per il gruppo privato Pearson un plus ma un peso morto.

Ciò determina la fiacca del titolo del gruppo la cui quotazione in borsa è di 635 pence, pari allla media del 1998. Gli strateghi finanziari dei fondi di investimento dicono che l’attuale gestione è inadeguata perché non è impostata – a differenza di quella dei rivali europei: il Wall Street Journal edizione per l’Europa e l’Herald Tribune – con criteri prettamente editoriali. In un altro gruppo, con una gestione più agile, il giornale potrebbe rendere. Quindi la sua vendita sarebbe per Pearson un affare.

Probabilmente queste critiche, espresse in linguaggio tecnico, fanno riferimento al fatto che il Financial sembra troppo schierato e con un eccesso di tic politici che disorientano i lettori. Ma è proprio questo il punto delicato. Il direttore esecutivo del gruppo Marjorie Scardino ritiene che il Financial valga indipendentemente dal suo rendimento finanziario. Ha dichiarato che la Pearson non deve assolutamente cederlo e per rendere più chiaro il concetto ha affermato che la vendita potrebbe avere luogo soltanto passando sopra al suo cadavere.

La redazione è rigidamente attestata su questa linea. Vi è una notevole contraddizione fra la filosofia economica di cui il Financial Times è banditore, cioè quella del rigore finanziario, nella gestione delle imprese e nella cosa pubblica e del mercato come criterio pressoché esclusivo di giudizio e la tesi sostenuta dalla Scardino e dalla redazione, per cui il giornale è un asset anche se non dà utili economici. Anche perché questa tesi autorizza il sospetto che il rendimentoper il gruppo sia d’altra natura, più politico che economico. Il che riduce a una predica bucata quella impartita ogni giorno ai lettori.
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