Se è vero che ci sono pochi dubbi sul fatto che la crescita economica globale risentirà dello scoppio del coronavirus, ci sono dei settori che rischiano più degli altri di sentire gli effetti dell’epidemia. Primo fra tutti, quello automobilistico.
“I nostri analisti sul credito e sull’azionario ritengono che il settore automobilistico sia vulnerabile, dato che la chiusura degli stabilimenti in Cina interromperà la sua supply chain, soprattutto per le società che utilizzano componenti prodotti nella provincia di Hubei. L’effetto sulle società tech dovrebbe invece essere variabile sulla base delle diverse supply chain” ha spiegato Ken Orchard, gestore del fondo T. Rowe Price Funds SICAV, Diversified Income Bond, T. Rowe Price, secondo cui l’impatto l’impatto del coronavirus sarà diverso nei vari settori.
Nel caso delle aziende di materie prime,
“il brusco crollo dei prezzi, che anticipa una crescita globale in rallentamento, ha rappresentato un forte vento contrario. Queste società sono state colpite duramente, ma se la diffusione del virus sarà contenuta, ci potrebbero essere opportunità interessanti in questo settore, così come nelle società cinesi di sviluppo immobiliare”.
Mentre aumenta l’emergenza fuori dalla Cina, secondo Orchard,
“è probabile che le principali banche centrali adotteranno un approccio attendista, guardando con attenzione alla risposta da parte delle autorità cinesi. Finora, la risposta cinese è stata focalizzata sulla gestione della crisi, tuttavia potremmo vedere un’ondata di nuove misure nel medio termine per sostenere la crescita, tra cui ad esempio ulteriori tagli dei tassi, prestiti a piccole e medie imprese, o addirittura stimoli fiscali mirati, ad esempio verso le infrastrutture. Riteniamo sia troppo presto perché i mercati possano prevedere che le principali banche centrali inizieranno a tagliare i tassi nel 2020″.
Secondo l’esperto, per ammortizzare il colpo, è probabile che le diverse banche centrali in quest’area allenteranno la politica monetaria per iniettare liquidità nei mercati.
“Con un’inflazione generalmente bassa nei Paesi asiatici limitrofi alla Cina, c’è la possibilità che questi decideranno di attivarsi per sostenere la crescita.
Oltre ai tagli dei tassi, alcuni Paesi potrebbero anche annunciare misure di stimolo fiscale”
Nonostante queste misure, le valute della regione rischiano, per un ulteriore deprezzamento.
“A causa del virus, alcune monete asiatiche potrebbero vedere una continuazione della fase di debolezza nel breve termine. Tra queste rientra anche lo yen giapponese, che tradizionalmente ha rappresentato una moneta “safe-haven”, ma che di recente ha subito pressioni a causa della vicinanza del Giappone all’epicentro del virus” ha concluso il gestore.