Nuova impennata per le emissioni di green bond che, al 31 gennaio scorso, hanno raggiunto a livello mondiale un valore complessivo pari a 566 miliardi di euro. Nella sola area euro l’ammontare emesso nel corso del 2019 ha raggiunto 170 miliardi di euro, con una crescita del 50% rispetto all’anno precedente. Un trend positivo che trova conferma anche a inizio 2020: nel solo mese di gennaio, 20 miliardi di euro collocati sul mercato titoli. Una cifra pari al 75% dell’emesso nel primo trimestre 2019.
A fare i conti la Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo che prevede per il 2020 un sensibile incremento dei green bond governativi che finora rappresentano solo una piccola parte del totale: il 9% di tutto l’ammontare in circolazione e sopratutto hanno una storia più recente , iniziata con la prima emissione della Polonia a dicembre 2016.
Oggi, su un totale di 50 miliardi di euro di titoli governativi in circolazione a livello globale, 21 miliardi di euro sono titoli francesi (l’Oat, emesso nel 2017 e successivamente riaperto sette volte), mentre 23 miliardi di euro sono costituiti dalle emissioni di Olanda, Belgio, Irlanda e Polonia.
Guardando al 2010, la crescita – dicono dall’ufficio studi della banca italiana – sarà trainata dall’ingresso di nuovi emittenti sia un incremento della spesa green. I Green New Deal approvato dal Parlamento Europeo a metà gennaio, si pone, infatti, come obiettivo l’azzeramento dell’impatto climatico entro il 2050 e richiede la mobilitazione di nuove risorse pubbliche e private da parte degli stati aderenti.
Esma: indice Esg “più stabile” dell’Euro Stoxx 50
In tema di emissioni green, l’ultimo rapporto “Trends, Risks and Vulnerabilities” dell’Autorità europea di sorveglianza dei mercati finanziari (Esma), ha evidenziato, quanto al rendimento, nessuna differenze significative tra bond “verdi” e convenzionali, mentre nel mercato azionario l’indice Esg Leaders 50 (che include le società ai primi posti in termini di rispetto dei criteri ambientali, sociali e di governance) ha avuto negli ultimi due anni un andamento migliore del corrispondente benchmark tradizionale.
E anche sul fronte della volatilità, l’indice Esg si è dimostrato “molto più stabile” dell’Euro Stoxx 50. Ne consegue, sottolinea Esma, che un maggiore ricorso ai principi Esg porterebbe a un mercato più orientato a strategie di lungo-termine e meno propenso a una profittabilità immediata. Un ultimo dato riguarda la qualità del rating dei green bond in circolazione, che per il 75% circa hanno una classificazione “A” o superiore.
Il livello maggiore di rating si riscontra nelle emissioni del settore pubblico, mentre le aziende tendono ad allineare le loro “obbligazioni verdi” alla media generale del settore corporate (principalmente “BBB” e “A”).