Una fra le consolazioni e le speranze più forti, per gli investitori rimasti scottati dalle perdite dei mercati dovute alla diffusione globale dell’epidemia del coronavirus, è che l’esperienza storica suggerisce che l’impatto economico delle epidemie si rivela solitamente di breve periodo.
Il confronto più ovvio è quello suggerito fra il Covid-19 e la SARS: entrambe le influenze sono emerse in Cina, ed entrambe sono dovute a virus della stressa famiglia, quella dei coronavirus. Eppure, il confronto ci può dire poco su quello che potrebbe essere l’impatto economico del Covid-19: è quanto afferma Christopher Kushlis, Asia Sovereign Analyst presso la società di asset management T. Rowe Price.
“La SARS ha generato 8.098 contagi e 774 decessi in 17 Paesi. In corrispondenza dell’epidemia, il tasso di crescita del Pil cinese è diminuito del 2,1% nel primo trimestre 2003 rispetto al trimestre precedente”, ha ricordato Kushlis, “tuttavia, vi sono differenze significative con la situazione attuale”.
La prima differenza, più volte, ricordata risiede nell’importanza assai maggiore che l’economia cinese ricopre nell’attuale economia globale, rispetto a 17 anni fa. “Secondo i calcoli dei nostri esperti, il calo del tasso di crescita cinese nel 1° trimestre 2003 riconducibile a fattori idiosincratici interni alla Cina – tra cui la SARS – è solo dell’1%, mentre il resto è attribuibile a fattori esterni come la crescita globale e il prezzo del petrolio. Per questo, a nostro avviso, la SARS non è un buon caso di studio per comprendere il potenziale impatto del coronavirus”, ha scritto Kushlis.
Contare i giorni lavorativi persi, un approccio alternativo
Secondo T. Rowe Price confrontare l’impatto economico sulla base del numero di contagi provocati dai due virus non avrebbe molto senso. Per questo Kushlis suggerisce di “quantificare l’effetto dei giorni di lavoro persi a causa del virus sulla produzione complessiva”.
“In base alle nostre stime, le misure imposte dal Governo cinese all’inizio di febbraio hanno provocato una perdita di 8 giorni lavorativi per il Paese nel complesso. La perdita di un giorno lavorativo provoca una perdita di output di circa 0,4%. Di conseguenza, si può stimare una riduzione del 3,2% nel tasso di crescita trimestrale cinese dovuto all’epidemia”, ha affermato l’esperto.
“Osservando la sensibilità della crescita economica alla perdita di giorni lavorativi riteniamo che si ottenga un’indicazione molto più affidabile sull’impatto reale del virus che non moltiplicando arbitrariamente gli effetti della SARS… lo stesso metodo può essere utilizzato per stimare l’impatto in altri Paesi che sono stati colpiti duramente dall’epidemia, come l’Italia”, ha aggiunto Kushlis, ricordando che già ora i casi di Covid-19 sono già 15 volte di più rispetto a quelli avuti con la SARS.