Società

Coronavirus: batosta per le imprese italiane, a rischio 641 miliardi di ricavi

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Nel pieno dell’emergenza coronavirus, gli economisti sono al lavoro per tentare di fare i conti sui possibili danni che le imprese dovranno affrontare nei prossimi mesi per via dello stop forzato alle attività commerciali. Premesso che alla luce della situazione in continua evoluzione appare difficile delineare un quadro futuro, una recente ricerca di CERVED anticipata da la Repubblica, prova a delineare due scenari.

Il primo ipotizza che l’emergenza del Coronavirus finisca a maggio e anticipa che, considerando il biennio  2020 – 2021, per le imprese italiane verrà bruciato un giro d’affari complessivo di 275 miliardi di euro.

Il secondo, nettamente più fosco, anticipa il protrarsi dell’emergenza fino a dicembre con una completa chiusura delle frontiere dei mercati europei. In questo caso, il ritorno alla normalità richiederà altri sei mesi e le conseguenze economiche negative saranno nettamente superiori al precedente. Nel biennio se ne andranno in fumo ricavi complessivi per 641 miliardi, tra gli oltre 469 miliardi di questo 2020 e i quasi 172 dell’anno prossimo.

“Quale dei due scenari si concretizzerà? Non siamo epidemiologi, non è facile rispondere. Fino a qualche giorno fa avremmo detto il primo. Adesso, per ogni settimana che passa senza miglioramenti, è innegabile che guadagni spazio il secondo” ha detto a Repubblica Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved, la società di ricerca da quarant’anni analizza i bilanci di tutte le imprese italiane.

Nei giorni scorsi Cerved ha diffuso una prima ricerca, nella quale calcolava che se l’emergenza Coronavirus dovesse continuare fino a metà anno, la probabilità di default delle aziende italiane salirebbe dal 4,9% al 6,8%.

Il settore meno coinvolto sarebbe il il settore farmaceutico con un minimo del 2,6% per (in miglioramento dal 3,8%) mentre un picco al 10,6% è atteso per il settore delle costruzioni (dall’8,1%).

Ma se dovesse l’emergenza perdurasse sino a fino anno, allora la probabilità di default salirebbe sino al 10,4%, con un minimo del 7,5% e un picco del 15,4% per i medesimi settori.