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Coronavirus, prezzi da saldo per le società del Ftse Mib

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Mentre il governo Conte sta lavorando a un’estensione del golden power a tutte le aziende quotate sulla Borsa di Milano è importante tenere sotto controllo l’andamento delle capitalizzazioni di mercato delle società di Piazza Affari. Difficile, altrimenti, comprendere le ragioni di un provvedimento così interventista sulle forze del libero mercato. Visti i prezzi da sconto che attualmente presentano le società, la possibilità di scalate ostili diventa una reale minaccia.

Di fatto, il problema rilevato dall’esecutivo è che pochissime aziende sono state risparmiate da un drammatico crollo del proprio valore di borsa dopo la crescente diffusione della pandemia di coronavirus.
Secondo quanto rilevato dall’ufficio studi di Wall Street Italia appena tre società, fra quelle del listino Ftse Mib, hanno evitato un calo a doppia cifra da inizio anno (Diasorin, Terna, Recordati). Quattro società, invece, hanno subito una potatura superiore al 50%: Leonardo (-53,7%), MedioBanca (-55,2%), Tenaris (50,3%), Fca (54,6%) ed Eni (50,5%). Numerose altre società, poi si avvicinano, senza raggiungerlo, a un dimezzamento del valore di borsa: Azimut (miglior titolo del listino nel 2019); Bper; Saipem; Atlantia.

Tra le società che presentano una capitalizzazione di borsa più bassa ci sono Juventus (900 milioni di euro), Bper (1,2 miliardi) e Azimut (1,6 miliardi). I pesi massimi del listino sono invece rappresentati da Enel (61,3 miliardi), Intesa Sanpaolo (25,5 miliardi) ed Eni (24,9 miliardi).

Piazza Affari in uno sguardo

Nel grafico in basso, è possibile osservare, nell’ordine, la capitalizzazione di mercato in miliardi di euro, la variazione di ciascun titolo da inizio anno e il Price-to-book value (p/Bv 2020), un indicatore che esprime un rapporto tra il prezzo di mercato e il valore del capitale proprio espresso dal bilancio.
Quest’ultimo dato mette in mostra quali sono le società che sono potenzialmente più sottovalutate (tanto è più basso il numero, tanto è più “scontato il prezzo dell’azione rispetto al capitale della società).
Da questa analisi è facile notare come gli investitori abbiano pesantemente snobbato il comparto finanziario, in particolare  quello della banche tradizionali come Banco Bpm o Unicredit.