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USA: L’ECONOMIA CRESCE SENZA INFLAZIONE

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* Antonio Cesarano e’ il responsabile dell’ufficio ricerca MPS Finance. Il contenuto di questo articolo esprime esclusivamente il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) –

Giornata densissima di dati macro negli Usa. Passiamo in rassegna i singoli indicatori per poi cercare di trarne un filo conduttore.

CPI maggio: l’indice dei prezzi al consumo ha evidenziato una variazione
mensile al di sotto delle attese, sia in termini generali sia core. La
variabile petrolio (-4,4% con riferimento alle benzine) si è confermata
ancora una volta determinante. L’andamento del greggio è risultato decisivo
sull’andamento delle vendite al dettaglio nominali (dato preliminare), sul
PPI e sul CPI.

Nel frattempo però i prezzi dell'”oro nero” sono risaliti al
di sopra dei 55$/b, proprio nella giornata in cui l’Opec dovrebbe
annunciare un incremento della produzione di 500.000 b/d: un evidente
segnale che gli operatori sono consapevoli che di fatto le quote sono già
concretamente forate e quindi la decisione odierna altro non sarebbe se non
una formalizzazione dello status quo.

Ritornando al CPI e analizzando il dato (ricomputando l’indice tendenziale
in termini di media mobile a 6 mesi) su un orizzonte più lungo, si può
rilevare che negli ultimi 3 mesi sia il Cpi generale sia l’indice core
stanno registrando una fase di stabilizzazione del graduale rialzo segnato
a partire dai primi mesi del 2004.

Tale andamento risulta coerente con la sintesi di Greenspan sui prezzi:
“…overall inflation at this stage does remain modest”.

PRODUZIONE INDUSTRIALE maggio: dato superiore alle attese con una revisione
peggiorativa del mese precedente. Il settore manifatturiero (+0,6%) questa
volta ha ben performato riuscendo a controbilanciare la seconda variazione
consecutiva mensile del settore utilities (-0,7%).

Quest’ultimo e’ fortemente
influenzato dalla produzione di energia elettrica, risultata in
decremento a causa delle temperature al di sotto della media che stanno
differendo l’uso intensivo di condizionatori. Il tendenziale annuo ha
continuato a seguire il trend calante, passando dal 3% al 2,7%.

Il tasso di utilizzo impianti è risultato in lieve rialzo, grazie anche
alla continuazione del trend positivo nel settore semiconduttori (da 76,6 a
76,9%).

SCORTE INDUSTRIALI: il dato ha offerto scarne informazioni aggiuntive con
un andamento sostanzialmente in linea con le attese e con la prosecuzione
della permanenza del rapporto scorte/vendite sui livelli minimi storici.

TASSO RIFINANZIMENTO MUTUI: dopo un lungo periodo di sostanziale stabilità,
sta riprendendo a ritmo sostenuto il processo di rifinanziamento dei mutui:
le relative richieste settimanali hanno raggiunto i livello massimo dal
mese di aprile 2004.

IN SINTESI…

I dati di oggi complessivamente suggeriscono che nel mese di maggio la
crescita si è mantenuta su buoni livelli in un contesto in cui le pressioni
sui prezzi sono diminuite, complice soprattutto il ridimensionamento del
prezzo del greggio.
La percezione di migliorate prospettive sull’economia sono supportate anche
dal potenziale effetto positivo sui consumi potenzialmente derivante dalla
ripresa del processo di rifinanziamento dei mutui che già ha svolto un
ruolo cruciale a metà del 2003.

Il mercato obbligazionario questa settimana sembra essere maggiormente
focalizzato sul quadro macro: migliorandone la percezione i tassi vengono
riportati su livelli più elevati.

Nel frattempo però sta riemergendo, come variabile temibile in chiave
crescita, il rialzo del prezzo del petrolio. Inoltre è ancora da verificare
quanto segnaleranno gli indici anticipatori che nei mesi scorsi hanno
continuato ad evidenziare la possibilità di un rallentamento.

Tenendo conto di questi due fattori riteniamo che al momento il rialzo dei
tassi (segmento decennale governativo) negli Usa e in Europa possa trovare
un punto di arresto nei seguenti range con riferimento alle due citate
aree: Usa 4,15-4,20%, Euro 3,25-3,30%.

La parola passa ora agli indici anticipatori oltre che agli sviluppi sul
mercato forex dove il decremento settimanale delle scorte di petrolio sta
riportando il prezzo del greggio in prossimità dei 57$/b.