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SEI MESI AL GALOPPO, E LA CORSA NON E’ FINITA

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(WSI) – 2005 SUPER PER GLI INVESTITORI Una specie di Eldorado. Un festival dei guadagni, se preferite. Ecco come sarà ricordata la prima metà del 2005. E sì, perché tutti, ma proprio tutti gli asset sono aumentati di valore. Per farla breve, gli unici a rimetterci sono stati coloro che hanno lasciato i propri denari sotto il materasso, nei conti correnti o nelle forme alternative di liquidità (nel senso che non sono riusciti a coprire l’inflazione). Per il resto le azioni sono salite, i titoli di Stato sono saliti, gli immobili sono saliti, le materie prime sono salite, e persino il dollaro, dopo tre anni di crollo, ha ripreso fiato.

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Difficile sbagliarsi. Il minimo comune denominatore di questa marea indifferenziata viene individuato dagli esperti nel clima favorevole determinato da tassi d’interesse così bassi da rendere qualsiasi cosa interessante. A questo si aggiunge poi l’accrescimento della domanda proveniente dall’ingresso della Cina e delle altre nazioni emergenti sul libero mercato.

Prendiamo per esempio i corsi del greggio: sono passati i tempi in cui gli analisti propinavano spiegazioni transitorie come «il premio di guerra» sulle quotazioni del barile o l’eccessivo caldo o il freddo pungente (a seconda delle stagioni). Oggi si è accettata la verità per quella che è: la domanda di carburanti è in impennata e l’offerta fa fatica ad adeguarsi alla richiesta. Punto e basta. Il trend delle materie di base è stato poi amplificato da noi a causa della debolezza dell’euro: proprio questa settimana, anche l’oro ha registrato nuovi primati, se misurato nella divisa comune.

RENDIMENTI Ma si diceva dei tassi d’interesse. In Europa i rendimenti a breve termine sono i più bassi dal 1919, mentre quelli decennali hanno toccato di recente un nuovo minimo storico al 3,14 per cento. Secondo Steven Major, responsabile per il reddito fisso del colosso bancario Hsbc, «le cedole obbligazionarie fluttuano all’interno di una banda di oscillazione e c’è una buona probabilità di ritrovarle ai livelli attuali anche a fine anno». Interpellato da Borsa & Finanza su quali possano essere le occasioni residue nel settore del credito, Major indica operazioni di nicchia, forse anche un po’ da specialisti. Per esempio, suggerisce di «scommettere sull’Italia rispetto alla Germania, in quanto la storia dell’uscita dall’euro e dell’Unione monetaria che sta per sgretolarsi è un’esagerazione. Per cui il differenziale di rendimento tra i due Paesi è esagerato».

O ancora consiglia di puntare sulle scadenze ultralunghe: «Sono convinto – spiega – che la domanda per questo tipo di titoli risulterà in continuo aumento a causa della domanda crescente da parte dei fondi pensione e delle assicurazioni». Il pericolo inflazione sembra d’altra parte ridimensionato (vedi altro articolo in pagina): «In estrema sintesi, direi che l’andamento dei prezzi è calante – afferma Lorenzo Codogno, capo economista di Bank of America – L’economia europea è fiacca e se il prezzo del petrolio sale, molto altro scende. A questo punto, ci si aspetta anche che la Banca centrale europea tagli il tasso base a settembre, se la congiuntura non starà in piedi sulle proprie gambe. È una possibilità concreta».

TITOLI IN SALUTE. Secondo alcune inchieste recenti, l’umore dei risparmiatori italiani nei riguardi di Piazza Affari ha virato al pessimismo più nero, paragonabile solo ai tempi della guerra in Iraq. I nostri connazionali vedono il Paese in recessione, i commissari europei che mordono, i prezzi dei carburanti che vanno alle stelle, e non si capacitano come Milano possa trovare le energie per alimentare il rialzo. Forse la risposta sta di nuovo nei tassi d’interesse ai minimi termini e nella mancanza di alternative valide. Tutte le Borse del Vecchio Continente sono infatti a buon mercato se paragonate alle cedole delle obbligazioni governative. Perciò l’unico vero rischio per l’azionario nostrano ruota attorno a un repentino decollo dei tassi d’interesse, che però nessuno vede all’orizzonte: «Per il 2005 non prevedo alcuna stretta delle condizioni creditizie – aggiunge il capo economista della Deutsche Bank, Thomas Mayer – La tendenza dei tassi dovrebbe essere tutto sommato stabile».

E di fronte alla miseria dei rendimenti garantiti dai buoni del Tesoro, ecco che il solo dividendo legato a titoli come Eni (4,17%), Enel (4,80%), Tim (6,33%), Unicredito (5%) e via dicendo esercita il suo fascino discreto. Inoltre, vale la pena di notare che il debito societario in Europa è al minimo degli ultimi trent’anni e che la prospettiva di un mercato transnazionale ha aperto la strada a un corposo flusso di operazioni d’assorbimento. Infine una nota di cautela: diversi analisti ricordano che il periodo estivo è tradizionalmente debole per le Borse e vulnerabile a una correzione.

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