Editoriali

Ridateci la libertà!

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Ridateci la libertà!!

Restituiteci la libertà. Di fare, di produrre, di vivere. I dati del IMF usati per la copertina di quest’articolo, rappresentano la punta di un iceberg che si sta sciogliendo e che rappresenta le nostre vite, la nostra produttività, le nostre idee, il nostro modo di essere, di pensare e di comportarci. Ridateci la libertà…

Non so voi, ma dopo una settimana di clausura, avevo già cominciato ad avere uno strano senso d’oppressione. Sono sempre stato uno “spirito libero”. Il mio lavoro mi porta a viaggiare tanto ed in tante parti del Mondo. Come ha scritto nella prefazione del mio primo libro qualche anno fa uno dei miei mentori, quel giornalista straordinario che è ed è stato Antonio Corbo“Quando uno fa il lavoro che facciamo noi, quello di giornalista e di inviato, se è lontano da casa non pensa che a ritornare, ma quando è a casa è già immediatamente pronto a ripartire”. Ebbene è dal 3 marzo che non riparto. Devo dire che in questi due mesi ho lavorato talmente tanto da non essermi accorto del tempo che passava. Ho fatto qualche passeggiata notturna attorno a casa e mi sono dedicato a ciò che più mi piace fare: studiare e scrivere. Le giornate sono trascorse veloci, e con il loro trascorrere è cresciuto anche il mio senso d’insofferenza. L’episodio che ha fatto esplodere la mia coscienza è avvenuto qualche giorno fa. Stavo attraversando il centro di Castel di Sangro. Con la coda dell’occhio, in lontananza ho visto una pattuglia dei carabinieri ferma all’incrocio principale del Paese. Ho cambiato strada per evitare d’incrociarla, per evitare di dover dare spiegazioni su dove stessi andando. E’ stato proprio in quel momento, mentre cambiavo strada, che mi sono ricordato le parole di mio padre, quando da ragazzino mentre eravamo in auto gli urlai:” Attento c’è la polizia”. Lui mi guardò e mi rispose:” Dovresti stare attento se non ci fossero. Sono lì per proteggerci, sono lì nel caso in cui dovessimo aver bisogno di loro. Non sono nostri nemici”. Ho compreso. Ma l’altro giorno, cambiando strada ho avuto la netta sensazione che qualcosa non fosse più come me l’aveva raccontata mio padre. Per la prima volta ho avuto una sensazione di insicurezza. Ero con il mio zaìnetto, con il mio computer, con la telecamera ed il braccetto per sorreggerla. Stavo andando a fare una trasmissione ed ho deciso che sarebbe stato meglio non essere costretto a inutili discussioni e perdite di tempo con il rischio di non potermi collegare con Mediaset. Ma la sensazione di disagio maggiore l’ho avvertita due mattine dopo, quando dal balcone di casa ho visto un gruppo della protezione civile attraversare le vie del Paese. Magari stavano semplicemente facendo il loro lavoro, lo hanno fatto splendidamente almeno qui a Castel di Sangro in queste settimane difficili. Eppure la sensazione percepita, l’effetto che quel gruppo di ragazzi mi ha trasmesso è stato estremamente negativo. Mi sono apparsi come una ronda punitiva. Ho sorriso dei miei pensieri. Li conosco tutti quei ragazzi, non hanno niente a che fare con una “ronda punitiva” eppure…dopo qualche secondo quel senso di oppressione è tornato ad impossessarsi di me. Ad urlarmi dentro, ad urlarmi contro.

Domande.

Come ci siamo riusciti? Come l’abbiamo permesso?  Eppure a rileggere il film di questa parte della mia vita con gli occhi di oggi, capisco che la gravità della condizione che vivevamo ci ha imposto l’allontanamento (distanziamento) dai nostri amici, dalle persone con cui lavoriamo. Ci ha costretti in casa. Ma era giusto che fosse così? Credo di si, ma poi guardando i dati non ne sono più tanto convinto. Questa tabellina tratta dai dati mortalità delle province lombarde mi racconta verità diverse:

 

 

Il confronto tra i mesi di marzo, in termini di mortalità, ci evidenziano che se per Bergamo, Cremona, Lodi e Brescia c’è stata un’ecatombe, per le altre province della Lombardia non è stato proprio così ed uscendo dalla Lombardia e dal Piemonte i dati diventano molto vicini alla normalità. Cosa è accaduto in quel quadrilatero? Se fosse stata una guerra invece che una Pandemia, potremmo dire che in quelle quattro province lombarde sembra sia caduta una bomba dalla potenza devastante, una potenza che, via via che ci si allontana dal “cratere”, perde sempre più potenza (viralità). Ma finora nessuno ci ha spiegato cosa sia potuto succedere davvero in quelle zone

E poi sono spuntate le certificazioni. E mi chiedo. A cosa servono? Visto che quello che scrivo lo determino io, visto che la certificazione resta a me non sarebbe bastato chiedermi dove stessi andando evitando altri disagi a chi viveva e vive vite disagiate? Poi penso che il disagio provocato negli altri mette in una condizione di superiorità e di potere chi controlla, un potere esercitato dalla paura. La paura costantemente alimentata da una comunicazione che ha centellinato fin dalle prime ore i numeri che sembrano da bollettini di guerra. Ogni giorno, alla stessa ora, uno stillicidio di dati: infetti, ricoverati, ricoverati in terapia intensiva e morti. Solo più tardi hanno cominciato a parlare anche dei guariti. Ma intanto la paura per il Covid-19 faceva ormai parte delle nostre vite. Così come la piattaforma Hopkins.

Guardando i numeri degli USA non posso non chiedermi: se a fronte di 7ml di test effettuati ci sono 1,2ml di persone sicuramente infette è logico fare una proporzione che moltiplica il valore degli infetti per un coefficiente adeguato ai numeri della popolazione americana?   Insomma ad oggi potrebbe essere che in USA ci siano almeno 60milioni di contagiati, in pratica un quinto della popolazione? E se tale proporzione fosse identica anche da noi in Italia significherebbe che i positivi nel nostro Paese sarebbero circa 12milioni. Perché, mi chiedo, tutte le proporzioni vengono fatte sui soli “verificati” ? In questo caso i numeri di mortalità e letalità non risultano molto più alti e preoccupanti? In realtà da noi la vera emergenza è stata dettata dal fatto che la concentrazione in quelle 4 province ha messo sotto pressione un sistema sanitario non adeguato, un sistema sanitario che ha costretto medici ed infermieri a trasformarsi in “EROI” anche se io utilizzerei più il termine “Martiri”, martiri mandati sul campo di battaglia senza armi alla mercè di un avversario che non ha dato scampo a molti di loro. Solo qualche giorno fa, comunque, il Corriere della Sera riportava in almeno 6 milioni i possibili contagiati nel nostro Paese. Almeno…

Ed anche in Lombardia e Piemonte, dove il contagio non sembrerebbe sotto controllo, domani si riapre. Ma intanto, nonostante in Piemonte la curva pandemica sia ancora in salita, nonostante in Lombardia si sia appena affievolita, le terapie intensive, si sono svuotate e cominciano a liberarsi tanti posti anche nella normale degenza. Come mai? Come mai meno gente finisce in ospedale? E’ evidente che la medicina territoriale sta facendo un’azione diversa. in pratica credo stia “curando” prima molti pazienti. Ma come se non c’è un vaccino? Non ancora almeno. Sul come un’idea me la sono fatta andando a curiosare sul sito dell’AIFA (azienda Italiana del Farmaco) e verificando come siano già molti i farmaci utilizzabili per le terapie che, in molti casi, stanno dando una mano alle persone verso la guarigione.

https://www.aifa.gov.it/aggiornamento-sui-farmaci-utilizzabili-per-il-trattamento-della-malattia-covid19

Tra questi farmaci, forse il più usato c’è anche il famoso Tocilizumbab che oggi è stato autorizzato anche negli USA e che era stato individuato dal professor Ascierto del Pascale di Napoli. Ma perché un altro virologo noto come il professor Galli lo ha subito attaccato? Quello stesso Galli che qualche settimana prima aveva detto che in Italia il virus non sarebbe arrivato? Perché chiunque parli di possibili soluzioni terapeutiche viene lapidato sulla “pubblica piazza”? E’ capitato anche al professor Giulio Tarro, anche lui scuola napoletana, un luminare che ha lottato e sconfitto il colera a Napoli, subito però attaccato dal prof. Burioni e da alcuni organi di stampa che hanno mirato a denigrarne l’immagine. E Tarro, che prevede un forte rallentamento della Pandemia con il caldo, si schiera dalla parte di chi sta curando con gli anticorpi dei guariti le persone ancora malate e, sembra  che i risultati siano risolutivi al cento per cento come riporta Il Giornale in quest’articolo di qualche giorno fa.

https://www.ilgiornale.it/news/cronache/plasma-dei-guariti-nelle-vene-cos-i-pazienti-battono-virus-1859369.html

E mi chiedo ancora. Perché risultati tanto brillanti fatti presso gli ospedali di Mantova, Pavia e Salerno non vengono annunciati ai quattro venti? Addirittura in tutto il mondo? Perché non si tranquillizza l’opinione pubblica invece che impaurirla con discorsi su seconde e terze ondate che arriveranno o arriverebbero nei prossimi mesi? A chi conviene tenere in ostaggio popolazioni intere con la paura di qualcosa che potrebbe essere già sul punto di essere stato sconfitto e senza la necessità di un vaccino?

Economia in picchiata

E intanto la situazione economica precipita, famiglie, imprese lavoratori soffrono ritardi burocratici che non sono più ammissibili e accettabili. La situazione sociale, se si alimenta la fame e la povertà, non sarà facile da gestire. Ma per fortuna per molte aziende c’è la possibilità di lavorare in remoto, attraverso la tecnologia, attraverso le linee digitali che, ora, tutti desiderano avere alla massima potenza, magari la potenza del 5G prima tanto osteggiato ed ora sempre più presente (come racconta un noto spot televisivo) anche nei più dispersi comuni italiani.

E insieme alle linee veloci arrivano anche le app che tengono sotto controllo tutti i nostri spostamenti, che oggi seguono gli spostamenti della malattia, ma domani? Domani è già qui, basta guardare alla Cina:

https://www.linkiesta.it/2019/12/cina-controllo-cittadini-tecnologia-facebook/amp/

L’articolo me lo ha inviato ieri sera una mia amica. Spaventatissima dopo averlo letto. Racconta di ciò che accade in Cina, del totale controllo sociale attraverso la tecnologia. E intanto la app c’è già. Ed anche senza le app i nostri smartphone si appropriano dei nostri dati, da quelli biometrici, a quelli di conto corrente, alle nostre abitudini d’acquisto ed a quelle di comportamento. Qualcuno di voi ha visto il filmato surreale della telefonata alla Pizzeria Google?

 

Spaventoso no?! Ma riflettiamo, è proprio così lontano dalla realtà? In queste settimane ho scritto tanto, analizzando situazione politiche, economiche e sociali.

Papà ci prendi le pizze per cena?

Le mie figlie me lo chiedono ed io le accontento. Ma vado direttamente in pizzeria. Niente telefonate. Mi sento libero all’aria aperta. Mentre aspetto le pizze dall’esterno colgo dietro la montagna un tramonto che sembra un’alba.

Rosso di sera…Bel tempo si spera…

Faccio il giornalista…ho fatto tante domande. Mi piacerebbe trovare le risposte, mi piacerebbe pensare che…rosso di sera? Speriamo che mi stia sbagliando.