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(WSI) – Per il mercato la domanda: «Che cosa faranno gli immobiliaristi di tutti i soldi che stanno guadagnando su Bnl (grazie all´Unipol che compra tutto)?». La risposta è facilissima e elementare: Mediobanca e Rcs. E infatti tutti si sono messi a comprare questi due titoli, convinti di poter partecipare (come sta accadendo nel caso Bnl) al grande pranzo finale con relativo contorno di forti guadagni.
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Mediobanca è arrivata al massimo storico segnando un +2,36% mentre l´incremento di Rcs è stato dell´1,16%. Nessuno di quelli che stanno comprando in queste ore ha alcun interesse a governare Mediobanca e meno che mai la Rcs. Semplicemente hanno visto che gli indiani stanno attaccando una carovana di coloni e si vogliono unire, sperando di portare a casa prima della fine di agosto qualche buon scalpo da mettere in banca.
Peraltro anche gli assalitori non sono di una pasta diversa: sono in cerca di soldi. Punto e basta. Il che in un sistema di mercato è un obiettivo molto legittimo. Ma bisogna pur marcare le differenze.
Ricordate come era partita all´inizio la vicenda Bnl. Sembrava che Caltagirone, con il contorno degli immobiliaristi, volesse puntare alla conquista (e quindi alla guida) della Bnl. Poi si è capito che non era così. Probabilmente, strada facendo hanno capito che ci volevano davvero troppi soldi. E allora hanno cercato un soggetto che invece era interessato (l´Unipol) e gli hanno scaricato la Bnl sulle spalle. E ne sono usciti con una valanga di milioni di euro.
Milioni che adesso (esattamente come quelli fatti anni fa dalla razza padana, con l´esclusione di Colaninno) sono pronti (magari uniti proprio a quelli della razza padana, le due tribù sono confinanti) a essere giocati su un diverso tavolo. Il buon senso e l´osservazione dicono che il nuovo obiettivo è Mediobanca, ultimo fortino (insieme alla Rcs) di quel che resta dell´ala nobile del capitalismo italiano, cioè dell´unico establishment finanziario che questo paese abbia mai avuto.
La battaglia, sulla carta, si presenta molto più difficile. Ma, forse, non del tutto impossibile. Soprattutto se anche questa volta, dopo aver messo insieme un «pacco» sostanzioso di azioni Mediobanca, gli «indiani» sapranno trovare un compratore munito di adeguati titoli di nobiltà. Al quale gli attuali inquilini (e padroni) di Mediobanca non potranno dire di no. Se le cose dovessero andare così, saranno altri milioni di euro che dal mercato arriveranno nelle tasche degli scalatori.
E non è detto che anche la vicenda Rcs non finisca così. Forse il patto Rcs è disposto a immolarsi pur di non far entrare Stefano Ricucci (così poco elegante e così improvviso, venuto da chissà dove), ma quel pacco potrebbe finire in mani imprenditorialmente assai più convincenti (Caltagirone? La «nuova» Bnl? un´altra banca?), e allora opporre un rifiuto al nuovo pretendente diventerebbe molto complicato e assai poco fair. Si sta delineando uno schema, insomma. Gli assaltatori (razza padana e immobiliaristi) puntano agli snodi vitali del capitalismo italiano e a quelli che vedono come più deboli.
Mettono su il loro pacco di azioni e poi guardano a chi può interessare. L´elenco dei soggetti, anche importanti, eventualmente interessati a Mediobanca e alle Generali (ieri in Borsa ha guadagnato il 2,36%) è lunghissimo e comprane quasi tutta la grande finanza internazionale. Solo che nessuno ha voglia (sembra) di muoversi per primo e di aprire le ostilità.
Potrebbero, allora, pensarci gli indiani. E a quel punto il gioco è fatto. Se nelle prossime settimane dovessero avere la stessa fortuna che hanno avuto in Bnl, la mappa del capitalismo italiano potrebbe uscirne completamente sconvolta, diversa, probabilmente quasi irriconoscibile.
Con loro, gli indiani, protagonisti solo della prima fase, quella in cui si cerca di mettere insieme il bottino, lasciando ad altri il compito di andare poi a trattare la pace e a occupare i posti in consiglio di amministrazione. Un po´ come quello che è successo in America negli anni Ottanta, quando uscì un libro fortunato sugli Gnutti, Ricucci, Statuto di quel grande paese e che giustamente si intitolava: «I barbari alle porte», specializzati nell´assaltare società quotate per poi rigirarle al mercato o a investitori interessati. Il capitalismo americano di oggi, quello delle grandi corporation è figlio anche di quei tormenti e di quelle guerre, anche se, ripeto, dei «barbari» che innescarono il massacro non è rimasto in giro quasi più nessuno.
Ecco, con vent´anni di ritardo i «barbari» sono arrivati anche in Italia e stanno provvedendo a ridisegnare la carta geografica del potere economico: togliendo agli uni e passando agli altri. La novità è questa: se negli anni Ottanta erano i grandi del capitalismo italiano che si facevano la guerra, adesso i grandi sono chiusi nei loro fortini e, da fuori, ci sono questi altri che sparano colpi di cannone per stanarli, per farli uscire, per costringerli a venire a patti e siglare nuove alleanze.
Non è detto che abbiano sempre fortuna (e che quindi riescano nei loro disegni, in America un bel po´ di barbari sono finiti in rovina o in galera). E non è nemmeno detto che il mercato abbia esattamente capito dove vogliono andare a colpire. Adesso, gli obiettivi più semplici sembrano essere appunto Rcs, Mediobanca e Generali, ma osservatori attenti hanno notato movimenti corposi e non usuali anche intorno a Fiat.
Qui e là nelle sale operative circola la battuta: «La Fiat non è più quella di una volta, è cambiato tutto, è interessante». Che cosa tutto ciò voglia dire, per ora non si sa. E´ un mistero e tale resterà ancora per un po´. L´unica cosa certa è che in giro ci sono montagne di soldi in mano a gente che ha solo voglia di moltiplicarli, che è molto spregiudicata, che non considera alcun altare inviolabile e ha anche molto fiuto per gli affari. In più è gente che è abituata a muoversi alla svelta.
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