Come ha risposto il nostro Paese alla recente emergenza legata al nuovo coronavirus è l’oggetto di uno studio comparativo sviluppato da PwC Italia che ha messo a confronto la condizione attuale della Sanità italiana rispetto alla UE e in particolare ai principali Paesi europei (Francia, Spagna, Germania, Regno Unito), prevedendo al contempo i trend che interesseranno il settore con il superamento dell’emergenza.
In Italia tanti medici e pochi infermieri
Nonostante il modello universalistico del SSN italiano sia considerato tra i migliori al mondo, secondo i dati raccolti nel report, la spesa sanitaria nel nostro Paese è inferiore rispetto alla media dell’Unione Europea. A ben vedere, l’Italia ha destinato alla sanità l’8,8 % del PIL, rispetto media UE del 9,8% (-32% se si considerano i solo Paesi UE-ante95), con la spesa pubblica che pesa il 6,6% del PIL, contro il 7,9% della media UE.
Nel 2018 il valore complessivo della spesa sanitaria (pubblica e privata) è stato pari a 156,381 miliardi di euro. Il numero totale dei medici per abitante in Italia è superiore alla media dell’UE (4,0 rispetto al 3,6 per 1000 abitanti nel 2017), ma il numero dei medici che esercitano negli ospedali pubblici e in qualità di medici di famiglia è in calo. Oltre la metà dei medici attivi inoltre ha un’età superiore ai 55 anni (livello più alto della UE). Prevista carenza di medici, anche in terapia intensiva, entro il 2025.
L’Italia poi impiega meno infermieri rispetto a quasi tutti i paesi dell’Europa occidentale (ad eccezione della Spagna) e il loro numero è notevolmente inferiore alla media dell’UE (5,8 infermieri per 1 000 abitanti contro gli 8,5 dell’UE)
Per quanto riguarda il numero di posti letto ospedalieri, questo si è ridotto come in tutti i Paesi UE. Tra il 2000 e il 2017 difatti il numero di posti letto ospedalieri per acuti per 1.000 abitanti in Italia è diminuito di circa il 30%, arrivando a 3,2 posti letto per 1.000 abitanti, una cifra inferiore alla media dell’UE (circa 5 per 1000 abitanti).
Il numero di posti letto in terapia intensiva pre-Covid, circa 5.100 – pari a 8,6 per 100.000 abitanti (leggermente aumentato negli ultimi anni), è in linea con Spagna e UK.
Dal report di PwC inoltre emerge come l’Italia sia in ritardo sul fronte della sanità digitale, piazzandosi al 20esimo posto nella classifica europea relativa al livello di digitalizzazione dei servizi sanitari, nettamente al di sotto dei principali Stati UE.