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(WSI) – Continua la serie nera dei fondi di investimento italiani, incapaci di produrre reddito per i risparmiatori che li sottoscrivono (sia pur con calante entusiasmo). E nel 2004 si è avuta una sorta di vera e propria annata nera. Mediobanca ha appena pubblicato il suo annuale studio su 1247 Fondi italiani e i risultati sono, ancora una volta, pessimi. Intanto sono diminuiti gli utili aggregati (cioè di tutto l´insieme dei fondi): siamo passati dai 13,2 miliardi di euro del 2003 agli appena 11,1 miliardi del 2004.
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Tutto questo ha fatto scendere il rendimento medio netto del patrimonio al 2,9 per cento rispetto al 3,6 per cento dell´anno precedente. I risparmiatori, ovviamente, sono abbastanza seccati di vedere che i loro soldi non rendono come dovrebbero e nel 2004 hanno cominciato a riprenderseli indietro. I riscatti hanno infatti superato le nuove sottoscrizioni per l´astronomica cifra di 23,3 miliardi: un record storico negativo. E così nel 2004 il patrimonio netto gestito dai Fondi è diminuito del 3 per cento.
Se sono scesi i rendimenti e se la gestione è andata male, in compenso sono saliti i costi di gestione, del 4,6 per cento per la precisione. In totale i costi di gestione hanno assorbito il 28 per cento (quasi un terzo) dei proventi lordi del portafoglio (tutti i guadagni dei fondi prima delle spese). Insomma, vanno male ma costano cari. E costano cari perché sono tantissimi (quindi non si riesce a fare economia di scala). E poi perché i gestori italiani continuano a movimentare il loro portafoglio (compra questo, vendi quello, no, ricompra, ma va, rivendi), e questo fa salire le spese. Lo studio di Mediobanca cita il Fondo-Indice americano Vanguard (che si limita a seguire lo Standard & Poor´s, senza la pretesa di fare meglio) e che costa appena lo 0,38 per cento. In Italia si va oltre il 2 per cento.
Ma la macchia nera sull´onore dei fondi italiani è proprio rappresentata dalle loro spaventose performance. Ogni fondo, come si sa, sceglie per la sua attività un benchmark di riferimento (un indice, un paniere di titoli). Ebbene, il rendimento medio dei fondi italiani è stato inferiore dell´1,4 per cento rispetto ai loro stessi benchmark di riferimento. Ee si va nel dettaglio, le sorprese non mancano. I fondi obbligazionari (che sono quelli che se la sono cavata meglio) hanno superato solo di mezzo punto percentuale il rendimento dei Bot a 12 mesi.
Gli azionari sono riusciti in un´impresa quasi impossibile: hanno avuto un rendimento nel 2004 del 5,3 per cento (che potrebbe anche sembrare buono). Solo che in quello stesso anno la media delle Borse mondiali ha avuto un guadagno del 6,4 per cento. E la Borsa italiana è andata su addirittura del 22,1 per cento. In sostanza, i fondi azionari italiani (con i loro affollati comitati di gestione, che di volta consigliavano l´America, la Malesia o l´Australia) hanno messo insieme un rendimento che è un quarto di quello che avrebbero potuto fare semplicemente telefonando in Piazza Affari e lasciando a casa i loro costosi comitati di superesperti.
Ultimo particolare impressionante. Dal 2000 a oggi i fondi italiani, nel loro insieme, ma anche come categorie varie, non sono mai riusciti, nemmeno una volta, a fare meglio dei benchmark da essi stessi indicati. Un po´ come se uno dicesse che deve andare a Roma quest´anno, ma poi finisce sempre a Frosinone.
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