Gli investitori hanno superato il “picco del pessimismo”, anche se per la maggior parte dei gestori (pari al 78%, ai massimi dal 1998) il mercato azionario è sopravvalutato.
Così emerge dal sondaggio di giugno di BofA secondo cui solo il 18% dei gestori si aspetta una ripresa a forma di V contro il 64% che si attende un recupero a forma di U o W (in quest’ultimo caso, quindi, con un double dip, una doppia caduta), mentre il 37% ora dice “è un mercato rialzista”.
Dalla survey emerge inoltre che l’esposizione netta dei fondi hedge all’azionario è passata da 34% a 52%, un record da settembre 2018, mentre la percentuale di gestori che hanno paura di una recessione prolungata è passata dal 93% di aprile al 46% di giugno.
Il livello di liquidità nel mondo è sceso a giugno dal 5,7% al 4,7%, registrando così il calo maggiore dall’agosto 2009.
Ma quale sarà il mondo post-Covid èuna delle domande poste agli investitori che hanno messo in evidenza in primis il ridimensionamento della catena di approvvigionamento (68%), il protezionismo (48%), una maggiore tassazione in seguito alla pandemia (43%).
Inoltre, i gestori si attendono che i rendimenti azionari annualizzati nei prossimi 10 anni saranno del 3,4% su base annua sottolineando che gli investitori vogliono che i ceo migliorino i bilanci aziendali come priorità (65%), aumentino la spesa in conto capitale (23%) e ricomprino azioni proprie (5%).
La paura più forte resta la seconda ondata del Covid-19, ma preoccupazioni significative riguardano anche il debito dell’Eurozona e la potenziale ripartenza con una disoccupazione permanente alta oltre alla crescita dell’economia cinese, alle ondate di populismo e alla guerra commerciale, al ritorno di un quantitative tightening.