L’articolo fa parte del lungo dossier “Impariamo ad investire” pubblicato sul numero di di giugno del magazine Wall Street Italia
Il crollo dei mercati dello scorso marzo potrebbe essere stato favorito dall’amplificazione delle paure di quello che, allora, era il momento presente. Una visione più ampia della realtà, tale da comprendere la consapevolezza del passato e, sulla base di questa, del futuro, avrebbe potuto invitare un comportamento meno drastico. E’ questo il pensiero espresso da Paolo Legrenzi, professore emerito di psicologia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, intervenuto sul numero di giugno di Wall Street Italia. Il presente, ha affermato Legrenzi, rischia di essere una trappola che porta a reazioni estreme, anche sui mercati finanziari. La spiegazione, secondo l’ex professore, ha radici lontane:
“Il cervello dell’uomo contemporaneo è il risultato dell’adattamento ai modi di vita dei cacciatori raccoglitori. Una vita, cioè, che si ripeteva per cicli di una giornata, cicli sempre uguali e in cui le decisioni prese nel presente erano decisive. Si usciva dalla caverna o dalle palafitte, si andava a cacciare o a raccogliere cibo e, col calare del sole, si tornava a casa”, ha evocato Legrenzi. Una vita piena di pericoli e di minacce: di qui un accentuato timore per le perdite e i rischi, che si rivelano spesso fatali in un mondo pericoloso.
La consapevolezza del passato avrebbe dovuto confortare gli investitori che a marzo si erano scottati con il coronacrash: in molti, ad esempio, avevano dimenticato il rimbalzo del 2009, ha scritto Legrenzi. Al termine di eventi traumatici sul mercato, è sempre seguito un rimbalzo, per quanto i tempi possano variare di molto: dopo il crash del 2000 lo S&P 500 impiegò circa 7 anni a recuperare i massimi toccati prima dello scoppio della bolla. Nel caso del crac dovuto al coronavirus i tempi di recupero, benché ancora parziale, si sono fatti fulminei. Rispetto ai minimi del 16 marzo, i mercati hanno sperimentato un rimbalzo impressionante, il terzo più ampio di sempre dopo quelli del 1932 e del 2009.
Le paure del presente possono o debbono essere cacciate? “Non si può far sparire il presente”, ha scritto Legrenzi, “Si può però cercare di allargarlo al punto tale da estenderlo nel passato, dove troviamo delle ancore, e poi stiracchiarlo nel futuro in modo da includere nel presente allargato questo tempo ancora da venire”.
In conclusione, ha affermato l’ex professore, “non dobbiamo limitarci a usare la psicologia del senso comune, ereditata da mondi scomparsi”.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di giugno del magazine Wall Street Italia