Solo il 3% delle Pmi si assicura contro l’interruzione dell’attività produttiva. La gran parte non percepisce questo rischio, evidenziato dal lockdown
Terremoti, alluvioni, cyber risk e ora anche la pandemia di coronavirus, con conseguente lockdown. I rischi di forzata interruzione dell’attività lavorativa aumentano per le imprese ma non aumenta la loro propensione ad assicurarsi. Secondo lo studio realizzato da Cerved su commissione di Aiba, l’Associazione Italiana Brokers di Assicurazioni e Riassicurazioni, solo il 3% delle Pmi sono assicurate in modo specifico contro la Business Interruption. La ricerca è stata presentata nel corso dell’Assemblea annuale di Aiba.
In una recente intervista rilasciata al mensile WSI il presidente dell’Associazione Luca Franzi aveva così commentato la situazione:
“La copertura business interruption è in assoluto tra le meno diffuse nelle piccole e medie imprese. Gli imprenditori si assicurano contro i danni diretti provocati da un incendio perché possono ‘vederlo’, ne hanno una percezione. Ma come visualizzare un danno indiretto? Come immaginarsi l’interruzione dell’attività dovuta a qualcosa che non colpisce direttamente l’impresa?”.
L’aiuto del governo come ultima spiaggia
Le conseguenze di questo “strabismo” le vediamo ora che la pandemia sembra avere allentato il suo morso sull’Italia. Tante piccole imprese, soprattutto nei settori dei servizi e commercio, rischiano di non riaprire i battenti. Altre riescono a sopravvivere grazie agli aiuti del governo. I quali, tuttavia, non sempre arrivano in tempo. Non a caso ben il 78% delle imprese coinvolte nello studio ha dichiarato di considerare a rischio la propria sopravvivenza. I settori più colpiti sono purtroppo i più importanti per l’Italia: mezzi di trasporto, logistica e servizi non finanziari (ristorazione e catena del turismo).
Con un’assicurazione contro la business interruption le imprese avrebbero avuto un sostegno rapido, senza dover ricorrere alle agevolazioni e ai prestiti del governo.
La lezione della vulnerabilità
Per il futuro è importante cambiare registro e l’insegnamento della pandemia potrebbe spingere le imprese a considerare le assicurazioni contro la business interruption, nonché quelle contro i rischi catastrofali o cibernetici. È necessario un cambiamento di mentalità che, con le parole del presidente di Aiba Luca Franzi
“porti a considerare il mercato assicurativo come un fornitore di sicurezza che può permettere a tutti di guardare al futuro con serenità”.
“Se l’accresciuta percezione di vulnerabilità maturata nel critico contesto attuale – prosegue – si trasformerà in una maggiore propensione alla spesa per la tutela assicurativa dipenderà anche dal livello di cultura del rischio che le imprese saranno in grado di sviluppare – ha commentato il presidente di Aiba Luca Franzi –. Per questo il ruolo del broker, consulente del rischio esperto del mercato assicurativo, diventa centrale per garantire la sostenibilità dell’impresa, che passa attraverso la capacità dell’individuazione e della riduzione del rischio e, dove ineliminabile, del suo trasferimento al mercato assicurativo mediante adeguate coperture”.