Trimestre da incorniciare per i prezzi del petrolio, che hanno registrato la loro migliore performance trimestrale in 30 anni durante i tre mesi chiusi alla fine di giugno. Una performance stellare che fa seguito ai minimi record di aprile.
A guidare i rialzi le quotazioni del greggio Usa, il WTI, che hanno segnato un aumento del 91% nei tre mesi fino alla fine di giugno, la migliore performance trimestrale dal terzo trimestre del 1990 quando era salito al 131%.
Più contenuti, ma sempre sostenuti, i guadagni del Brent saliti oltre l’80% nel secondo trimestre. È stata la migliore performance trimestrale del benchmark internazionale dal terzo trimestre del 1990, quando ha registrato guadagni del 142%.
Nonostante i guadagno straordinari delle ultime settimane, sia i future sul Brent che sul WTI sono ancora in calo di oltre il 34% dall’inizio dell’anno.
Secondo il direttore esecutivo ell’Aie Fatih Birol, il 2020 rischia di finire negli annali come l’anno peggiore della storia dei mercati petroliferi mondiali, con aprile probabilmente il mese peggiore che l’industria abbia mai visto.
“Penso che ciò quanto successo con la crisi di Covid non abbia precedenti” ha spiegato Martin Fraenkel, presidente di S&P Global Platts, in un’intervista alla CNBC. “Guardando al resto dell’anno, le elezioni presidenziali statunitensi, una scadenza per la Brexit di fine anno e la pandemia di Covid in evoluzione dovrebbero fornire gli ingredienti per un sequel altrettanto drammatico”, ha aggiunto.
Per la prima volta nella storia, il 20 aprile, i prezzi del WTI sono finiti per la prima volta in territorio negativo, scendendo a un minimo di $ 40 al barile.
Oggi sul mercato after hour di New York il greggio Wti guadagna lo 0,3% a 39,97 dollari al barile. Sale leggermente anche il Brent (+0,4%) a 42,2 dollari al barile.