Società

LA FLAT-TAX
DI SINISTRA

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(WSI) – Nicola Rossi, esperto di diritto finanziario vicino ai Ds, non ha digerito la levata di scudi di tutti gli esponenti dell’Ulivo contro la flat-tax, l’imposta ad aliquota unica che fu la bandiera del precursore del monetarismo Milton Friedman. Ora, dopo che questa concezione “reaganiana” è stata adottata in quasi tutti i paesi dell’Europa orientale e viene proposta dal governo greco e da Angela Merkel, candidata democristiana alla cancelleria tedesca, il tema è tornato di attualità.

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I leader dell’Ulivo, moderati o radicali, l’hanno bocciata definendola incostituzionale, perché violerebbe il principio della progressività del trattamento fiscale. Rossi, giustamente, osserva che questa è una sciocchezza o almeno una semplificazione, perché la progressività va determinata dall’insieme delle politiche di bilancio, da detrazioni e deduzioni sul versante delle entrate, dalla qualità sociale della spesa pubblica da quello delle uscite. Rossi, insomma, spiega che anche la flat-tax, a certe condizioni, può avere effetti di redistribuzione egualitaria del reddito e quindi dovrebbe interessare la sinistra.

Forse è proprio su questo che si sbaglia. La politica fiscale della sinistra, basta vedere l’Irap di Vincenzo Visco, ha puntato a trasferire reddito alle grandi imprese, nell’illusione che in questo modo si potesse salvaguardare un sistema basato su un modello industriale ormai scavalcato dall’avanzare del terziario e dell’economia dell’informazione. La sinistra non combatte la flat-tax perché non è egualitaria, ma perché mette sullo stesso piano le diverse attività produttive, di merci e di servizi, lasciando aperta la competizione, senza eccessivi interventi dirigistici, tanto cari alla stessa sinistra che li rivendica continuamente sotto la casta dizione di “politica industriale”. Forse, invece, dovrebbe domandarsi se tante polemiche contro il cosiddetto “populismo”, quelle che hanno indotto la sinistra a scagliarsi contro la riduzione e la semplificazione fiscale in tutti i paesi, non nascondano proprio questa sorpassata mentalità industrialista.

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