Le misure di contenimento durante il lockdown e la Fase 2 (marzo-giugno 2020) hanno messo ko le economia regionali, che hanno subito una contrazione senza precedenti.
È quanto risulta dai dati dell’Osservatorio Economia e Territorio realizzato da Centro Studi Sintesi di Mestre, che evidenziano per il periodo in considerazione una sospensione del 30% delle attività economiche in Lombardia, Veneto e Emilia Romagna, che hanno causato perdite per 90 miliardi di euro, ovvero il 6,4% del valore annuo.
Il Lombardia in particolare si sono persi 49,5 miliardi. I settori più colpiti sono stati il commercio, il turismo, i servizi alla persona, l’edilizia e il manufatturiero. Quest’ultimo ha registrato perdite per 16,1 miliardi di euro.
Per quanto riguarda il turismo sono a rischio i 2/3 del fatturato delle imprese, per oltre 29 miliardi di euro. In particolare a subire la più forte flessione è il Veneto (-71%), i cui flusso turistico è più legato alle presenze straniere, seguono Lombardia (-67%) e Emilia Romagna (-63%).
Le limitazioni hanno inciso fortemente anche sulle iniziative imprenditoriali: infatti tra marzo e maggio 2020 il numero di nuove imprese nelle tre Regioni si è dimezzato rispetto allo stesso periodo 2019.
La Lombardia ha registrato il dato più negativo con -52%, seguono Emilia Romagna -47% e Veneto -40%.
Secondo l’indagine, il Pil delle tre Regioni farà segnare una contrazione più ampia rispetto alla crisi conseguente al fallimento di Lehman Brothers nel 2008, stimando perdite superiori a 9 punti percentuali. In Lombardia questo si traduce in un balzo indietro di 20 anni. A fronte del valore negativo, si stima nel 2021 una prima ripresa: +7,2%. Percentuale che da sola non basterà a colmare la caduta attuale.
Cuore pulsante delle economie regionali sono ancora una volta le micro e piccole imprese che occupano un ruolo di rilievo all’interno dei sistemi economici regionali. Le attività con meno di 50 addetti esprimono il 57 per cento del fatturato complessivo. L’artigianato è il motore dell’export che tra il 2010 e il 2019 ha fatto registrare una crescita quasi ininterrotta: in media nelle tre regioni è cresciuto del 42 per cento. Lo stesso vale per il turismo che dal 2015 vola, generando quasi il 9 per cento del Pil.
Le presenze turistiche, fino all’anno scorso, sono cresciute di circa il 18 per cento e nelle tre regioni hanno generato 43,5 miliardi di euro, oltre ad impiegare 583mila 689 addetti.
Eppure nonostante una situazione di sostanziale crescita il numero delle imprese negli ultimi dieci anni è diminuito: secondo lo studio del 3,8 per cento. Ma è la debole crescita del Pil l’aspetto che maggiormente preoccupa, attestandosi su livelli ampiamente inferiori rispetto a quella delle altre regioni leader in Europa.
Tra il 2010 e il 2019 il divario con i lander tedeschi si è ampliato: in termini di Pil pro-capite, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto hanno perso molte posizioni nella graduatoria europea.