Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
(WSI) – Davide contro Golia. Sono ormai dieci anni che la «free press» ha lanciato la sua offensiva contro le roccheforti centenarie della stampa tradizionale. E ora lancia l’attacco a quella specializzata. Ci prova a Londra con «City Am», un quotidiano gratuito che vuole far concorrenza nientemeno che al «Financial Times».
Hai mai provato ad abbonarti a INSIDER? Scopri i privilegi delle informazioni riservate, clicca sul
link INSIDER
Certo sinora la temuta rivoluzione della «free press» non c’è stata, il potere (per quanto sotto attacco) è ancora concentrato nei giornali storici. Anche se Rupert Murdoch, il magnate australiano a capo dell’impero News Corp, avrebbe rimproverato lo svedese «Metro» (numero uno della free press internazionale) di sottrarre lettori al suo quotidiano popolare inglese «Sun». Proprio «Metro» (57 edizioni in 17 lingue diverse, 15 milioni di lettori al giorno e una crescita pubblicitaria del 47% dal lancio della prima edizione nel 1995) è stato il pioniere dell’attacco nei settori non generalisti. Per conquistare nuovi lettori ha di recente pubblicato prima in Svezia, poi in Finlandia, supplementi settimanali legati al settore immobiliare.
L’Italia resta la spina nel fianco del gruppo di Stoccolma, abituato al pareggio dei conti al massimo in tre anni. Di anni ne sono passati 5 ma a Milano i conti sono ancora in rosso. Tanto che di recente c’è stato un cambio al vertice: lascia Alexander Koeb e arriva Silvio De Groot (responsabile anche di Metro Olanda) con la carica di general manager. Per consolarsi il gruppo sta studiando un’edizione londinese.
Quella Londra che appare con l’ultimo nato «City AM» la più frizzante. 24 pagine a colori, una tiratura di 50 mila copie, destinate a raddoppiare entro pochi mesi. La Blue Bull di Boudewjin Poelman (presidente della lotteria olandese) come azionista di riferimento, ai vertici Jens Torpe e Lawson Muncaster (rispettivamente ex direttore generale e direttore commerciale di «Metro») e come firme molti cronisti di punta della finanza britannica. La parola ora passa ai londinesi. E soprattutto al segmento A della pubblicità. Il più ambito.
Copyright © Corriere della Sera per Wall Street Italia, Inc. Riproduzione vietata. All rights reserved