L’inizio di settimana è stato caratterizzato da un proseguimento della debolezza del dollaro verso le principali valute, in
particolare verso yen (che beneficia delle tensioni crescenti sul fronte tecnologici tra Usa e Cina), dollaro
australiano/canadese e corona norvegese. Anche verso euro si è assistito ad un deprezzamento, fanno notare gli analisti di Mps Capital Services, con il cambio che tuttavia ancora resta al di sotto della resistenza 1,1916.
Dalla metà di maggio, il dollaro ha perso più dell’8% rispetto all’euro. Storicamente queste oscillazioni valutarie non sono affatto insolite ma nonostante questo gli esperti di Dws sono rimasti alquanto sorpresi dall’improvvisa forza dell’euro rispetto al dollaro.
Prevedere i tassi di cambio è una questione insidiosa. Poiché sono sempre coinvolti due Paesi o aree valutarie, ciò che conta è come si rapportano tra loro, per esempio come evolve il livello dei prezzi di un Paese rispetto a quello di un altro.
Per semplificare il concetto, noto come parità del potere d’acquisto, si possono confrontare i prezzi delle catene di fast food presenti in vari Paesi. Anche i dati sul commercio con l’estero offrono utili indizi, oppure l’andamento relativo dei tassi di interesse in diversi Paesi.
Gli aiuti in Europa hanno sorpreso gli investitori
Nessuno di questi approcci può spiegare perché negli ultimi mesi il dollaro si sia così indebolito rispetto all’euro. Sembra piuttosto che gli sforzi risoluti dei responsabili politici europei abbiano colto i mercati di sorpresa.
Grazie alle drastiche misure adottate per contenere la pandemia di Covid-19 e le sue ripercussioni economiche, a maggio il numero di contagi è notevolmente diminuito in Europa, mentre negli Stati Uniti si è registrata una nuova impennata nei mesi di giugno e luglio. Inoltre, la Germania ha smesso di opporsi a un’unione dei trasferimenti, formulando insieme alla Francia una proposta di fondo per la ricostruzione europea.
Inoltre sulla correzione del biglietto verde ha inciso il posizionamento: a inizio anno molti partecipanti al mercato dei future si erano posizionati per un indebolimento dell’euro, come mostra il grafico, ma con l’euro più forte anche il posizionamento è cambiato. Attualmente, le speculazioni su un’ulteriore debolezza del dollaro hanno raggiunto livelli che non si vedevano dal 2018.
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Adesso il focus ritorna sugli Stati Uniti
Questo sembra suggerire che le buone notizie sull’euro siano già in buona parte scontate e possano esserci sorprese negative. Attualmente il numero dei contagi sta di nuovo salendo in Europa, mentre diminuisce negli Stati Uniti.
Sullo scenario incombono le elezioni americane di novembre, che in una prospettiva di mercato potrebbero portare cambiamenti indesiderati come un aumento delle tasse. I sondaggi sono ora nettamente a favore dei Democratici, ma i Repubblicani potrebbero tornare a crescere.
Per le prossime settimane gli esperti di Dws si aspettano inoltre nuove misure fiscali negli Stati Uniti, mentre appare improbabile un ulteriore aumento del fondo per la ricostruzione europea.
“Nel complesso, è decisamente prematuro scrivere il necrologio del dollaro”, commenta Stefanie Holtze-Jen, chief currency strategist di Dws. Dopo una fase di temporanea debolezza, ci aspettiamo piuttosto che il biglietto verde torni a rafforzarsi”.