Mentre sembra ormai da escludere il rinnovo di quota 100, prende campo l’ipotesi dell’età pensionabile a 62 anni come base di partenza per discutere la prossima riforma delle pensioni.
Una riforma, da mettere in campo dall’inizio del 2022, la cui parola d’ordine sarà “sostenibilità”: il costo, infatti, non dovrà pesare sulle casse dello Stato.
Quella dei 62 anni è un requisito minimo che nella quota 100 era abbinato al versamento di almeno 38 anni di contributi. Ma che potrebbe variare nella nuova riforma.
La proposta del Ministero del Lavoro
Mentre si attende l’inizio delle trattative tra ministero del Lavoro e sindacati, che riprenderà negli incontri che avranno luogo l’8 e il 16 settembre, Il Messaggero ha anticipato la proposta del Ministero.
Secondo il quotidiano romano, l’ipotesi al vaglio è quella di una pensione a 62 anni ma a differenza di quanto succede con Quota 100 bisognerebbe rinunciare ad una parte dell’assegno per ogni anno di anticipo.
In particolare, secondo il quotidiano, il compromesso potrebbe essere quello di prevedere un’uscita anticipata a 62 anni ma accettando un taglio del montante contributivo variabile tra il 2,8% e il 3% per ogni anno di anticipo.
Si arriverebbe in questo modo a una riduzione massima del 15%, se paragoniamo l’uscita a 62 anni a quella prevista tradizionalmente a 67 anni. Secondo le prime stime, questa misura potrebbe interessare circa 150mila persone l’anno.