*Financial Trend Analysis e’ una societa’ che opera nel settore dell’Analisi Tecnica. Le analisi di borsa qui pubblicate non implicano responsabilita’ alcuna per Wall Street Italia, che notoriamente non svolge alcuna attivita’ di trading e pubblica tali indicazioni a puro scopo informativo. Si prega di leggere, a questo proposito, il disclaimer ufficiale di WSI.
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(WSI) – Con la seduta di lunedì 3 ottobre è iniziato, borsisticamente parlando, l’ultimo trimestre del 2005. L’osservazione della storia passata è in grado di mostrare che l’ultimo scorcio di ogni anno è in media favorevole al rialzo dei listini.
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Se si concentra l’attenzione sull’indice Dow Jones Industrial, quello più comunemente utilizzato quando gli studi fanno riferimento a periodi lontani nel tempo, si scopre che negli ultimi 20 anni per ben 17 volte l’ultimo trimestre è stato archiviato con un saldo positivo (i prezzi al 31/12 risultavano superiori a quelli dell’1/10), e come se non bastasse per 12 volte l’indice è anche riuscito a fare registrare nuovi massimi rispetto all’intervallo precedente. Se si conclude questa semplice analisi statistica rivelando che nelle tre occasioni in cui il mercato non è riuscito a fare registrare un saldo trimestrale positivo in realtà per due volte i prezzi si sono mantenuti costanti, e possibile vedere come, pur con tutti i limiti previsionali di un approccio così elementare, l’idea di un intervento in borsa in questo periodo dell’anno, puntando su listini liquidi e diversificati, prospetti un buon margine di riuscita.
C’è solo un elemento da tenere presente prima di decidere se investire o meno sui mercati azionari solo sulla scorta del comportamento ricorsivo dei listini di ben performare nell’ultima parte dell’anno: in quell’unica occasione dove la regola non è stata rispettata, nell’ultimo trimestre del 1987, il Dow Jones è andato incontro al peggiore ribasso, in termini percentuali, della sua storia degli ultimi 20 anni. Se da un lato quindi la statistica sembra poter confortare chi in questo periodo dell’anno ha della liquidità da investire e guarda ai mercati azionari come un possibile porto di attracco, dall’altro è bene non abbassare la guardia, e studiare con cura il contesto grafico dei principali indici per individuare quelle soglie che, se violate, costituiscano un campanello di allarme in merito a posizioni al rialzo in essere (quello che in gergo viene definito lo stop loss).
Il primo soggetto da mettere sotto osservazione è proprio il Dow Jones Industrial: questo indice, pur se formato da un numero limitato di titoli, e quindi per forza di cose poco rappresentativo della variegata composizione della borsa nel suo complesso, indica spesso con la sua direzione le reali intenzioni del mercato, che è libero di sfogare la sua capacità di riconoscere maggiori potenzialità nelle pieghe di comparti magari poco rappresentati dal Dow ma che non può prescindere dalla sua direzione. Se le blue chip scendono il sentiment di fondo è negativo, gli investitori nervosi ed è quindi necessario essere molto abili nello stock picking per ottenere risultati apprezzabili.
Il quadro grafico del Dow è relativamente di semplice interpretazione, dal momento che l’indice si muove lateralmente dai massimi del febbraio 2004 (la lateralità è solo apparente, se si usa una retta di regressione lineare calcolata per tutto questo periodo si nota come l’inclinazione del trend statistico si sia mantenuta positiva anche all’interno del trading range). Due sono le ipotesi possibili: o la fase laterale è una semplice pausa del rialzo visto dai minimi dell’ottobre 2002, oppure si tratta di una fase di distribuzione, preparatoria ad una correzione ribassista.
Il primo caso troverebbe conferma con l’indice al di sopra degli 11000 punti (ma già sopra 10750 vi sarebbero forti indizi in questo senso), mentre il secondo verrebbe favorito da discese sotto i 10250 punti e confermato con la violazione dei 10000. Ed è proprio questa la quota che potrebbe essere fissata come campanello di allarme per le posizioni al rialzo esistenti, acquisite anche su indici diversi da questo, dal momento che a seguito di discese sotto questi livelli sarebbe possibile vedere proseguire il ribasso fino a quota 9000/9100 almeno. Il tentativo di spostare l’attenzione sull’indice Dow Jones Transportation, spesso utilizzato in combinazione con l’Industrial per avere conferme o smentite dei segnali inviati (secondo la teoria di Dow, padre di questi indici, un segnale al rialzo o al ribasso era ritenuto valido solo se inviato da entrambe le curve), nella speranza di avere un aiuto nella definizione delle future non ha molto successo.
Se da un lato infatti è vero che il Transportation ha superato a marzo di quest’anno i propri massimi storici, lasciando quindi ben sperare per il futuro, dall’altro è anche vero che la resistenza (a 3800 circa) non è stata ancora violata in modo convincente, ed anzi intorno ad essa si è disegnata una figura potenzialmente ribassista, un triplo massimo che troverebbe conferma sotto i 3350 punti. La rottura decisa di area 3800 schiarirebbe lo scenario in favore di una nuova fase rialzista dei listini, che con buona probabilità potrebbero rispettare la statistica riguardante l’ultimo trimestre anche nel 2005, ma la violazione di area 3350 comporterebbe una preoccupante revisione del quadro, che suggerirebbe di intraprendere azioni a difesa delle posizioni aperte in precedenza.
Fermo restando quanto detto in precedenza, che un segnale negativo della portata di quello possibile sul Transportation suggerirebbe di alleggerire gli acquisti anche sugli altri listini, domestico incluso, è possibile spostare l’attenzione ora verso strumenti maggiormente correlati a quelli utilizzati dall’investitore medio, in modo da ottimizzare il timing di intervento. Innanzitutto può essere utile delineare il contesto grafico dell’Eurostoxx, un indice sempre più seguito anche dai risparmiatori domestici. Il trend di questo strumento è decisamente al rialzo, e proprio nella settimana appena conclusa sono stati registrati nuovi massimi annuali.
A differenza del Dow Trasnportation tuttavia qui i prezzi sono ancora molto lontani dai massimi del 2000, avendo ritracciato solo il 50% circa di quel ribasso. Il superamento di area 320 sarebbe la consacrazione del recente segnale rialzista, inviato con la rottura dei massimi dell’estate, ed aprirebbe la strada a movimenti verso i 352/55 punti, target potenzialmente raggiungibile entro la fine del 2005. La mancata rottura di 320, se seguita dalla violazione di area 295, comporterebbe invece una drastica revisione dello scenario: in quel caso l’indice rischierebbe di impiegare almeno la prima parte dell’ultimo trimestre dell’anno in una correzione della salita dai minimi di aprile, con obiettivi tra i 280 ed i 285 punti, a testare dall’alto i massimi di inizio anno e la media mobile a 200 sedute.
Un quadro grafico molto simile lo presenta lo S&PMib 40: anche in questo caso è stata recentemente registrata la rottura dei massimi dell’anno, che tuttavia ha solo permesso all’indice di avvicinare il 50% di ritracciamento della discesa dai massimi del 2000, resistenza critica a 35200 punti. Un balzo oltre questa soglia sarebbe un forte indizio in favore del proseguimento della fase rialzista anche nel medio termine, con primo obiettivo a 38800/9000. Fino a che i prezzi stazioneranno al di sotto dei 35200 punti tuttavia il rischio di una correzione del rialzo dai minimi di aprile rimarrà presente, introdotto dalla violazione di 34mila e confermato sotto i 33mila punti. In quel caso difficile evitare il test di area 31500 almeno. Se i prezzi dovessero scendere sotto quota 34000 meglio quindi alleggerire le posizioni di investimento in essere, attendendo una nuova rottura dei massimi dell’anno prima di ipotizzare un nuovo ingresso.
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