Agosto è andato in archivio come uno dei migliori degli ultimi decenni per Wall Street e anche l’azionario Ue ha dato segnali incoraggianti anche se sottoperformando rispetto agli indici d’oltreoceano.
Anche settembre è iniziato con il piede giusto e sul mercato continua il dominio assoluto delle Big Tech.
Il Nasdaq è di gran lunga il miglior indice di questo 2020 trovando addirittura nuova linfa in alcuni dei risvolti della crisi Covid. Anche lo S&P 500 ha aggiornato i suoi massimi storici, ma a ben guardare il segno più dell’indice delle 500 maggiori azioni Usa è praticamente dovuto alle azioni legate alla tecnologia.
Lo scorso mese a fare clamore è stato il traguardo toccato da Apple, il primo titolo a raggiungere il valore di $ 2 trilioni.
La capitalizzazione di mercato di Apple è addirittura più grande di quella delle ultime 204 azioni dell’S&P 500 messe insieme. Conseguenza del boom di Apple – che in soli due anni è passata da 1.000 a 2.000 mld di valore di mercato – è che ora detiene il primato come titolo di maggior peso sia dell’S&P 500 con oltre il 7,2% e del Nasdaq con addirittura il 15%. Oltre al caso di Apple, in generale emerge un’egemonia delle Big Five (Apple, Microsoft, Amazon, Alphabet e Facebook) arrivate a valere oltre 7.000 miliardi di dollari e incidere per circa un terzo del rimbalzo complessivo dell’S&P 500 rispetto ai minimi di marzo.
Lo split di Apple e i riflessi sul Dow Jones
Discorso diverso per il Dow Jones. Il prestigioso indice risulta ponderato non per market cap ma in base al prezzo, il che significa che le azioni con prezzi delle azioni più elevati hanno un peso maggiore nel misuratore.
Pertanto, lo split azionario di Apple nel rapporto 4 a 1 avvenuto il 31 agosto ha comportato un abbassamento notevole del suo prezzo e quindi del suo peso nell’indice. Paradossalmente la più grande società al mondo è finita relegata nelle retrovie dei 30 titoli che pesano di più del Dow Jones.
Altro importante cambiamento è l’uscita di scena, tra gli altri, del colosso petrolifero Exxon Mobil e del gigante farmaceutico Pfizer, con l’ingresso invece di Salesforce.com, società di cloud computing.
Un rimpasto volto a offrire una maggiore diversificazione dell’indice cercando di rimediare al basso peso della tecnologia – ancor maggiore dopo lo split di Apple – e l’incidenza considerevole di settori che sono invece in crisi come energy e banche.
Uno stravolgimento che rischia di cambiare anche l’appeal complessivo dell’indice considerando che negli anni l’investimento passivo – attraverso ad esempio gli ETF – è diventato preponderante nel mercato azionario; è possibile che dopo lo split di Apple favorisca dei deflussi dall’indice con i gestori che si posizioneranno su altri benchmark che ponderano diversamente il titolo Apple. A fine 2019 circa 31,5 miliardi di dollari risultavano indicizzati o confrontati con l’indice Dow Jones (dati S&P Dow Jones).
Cambia anche l’Euro Stoxx 50
Rimpasto importante in arrivo anche per l’indice delle blue chip europee Euro Stoxx 50 con un alleggerimento del peso di banche e tlc, settori in affanno già prima di questo 2020.
Dal 21 settembre ci sarà il più grande cambiamento alla composizione dell’Euro Stoxx 50 in più di venti anni: usciranno la banca francese Société Générale e quella spagnola Banco Bilbao (BBVA), diminuendo ulteriormente il peso dei finaziari a due anni dall’uscita di Deutsche Bank. Usciranno di scena anche altri nomi ben noti come quelli di Fresenius, Telefonica e Orange.
Al loro posto, tra le new entry spiccano Adyen, gruppo olandese attivo nel business dei pagamenti, e Prosus, sempre olandese, attiva nel food delivery. Nell’indice debutteranno anche Vonovia, Pernod Ricard e Kone Oyj.
Da inizio anno l’Euro Stoxx Bank segna un pesante -36% rispetto al -10,5% dell’Euro Stoxx 50; di contro l’Euro Stoxx Technology segna un lusinghiero +17%.
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