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MERCATI FINANZIARI: L’ OUTLOOK (17/10/05)

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Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – USA: dopo i forti richiami da parte di esponenti Fed su un possibile surriscaldamento dei prezzi e soprattutto su una possibile trasmissione del rialzo del prezzo del greggio sui prezzi c.d. core, l’indice sui prezzi Usa destagionalizzato di settembre era particolarmente atteso. Il rialzo dell’indice generale si è verificato evidenziando una variazione dell’1,2%, il valore più elevato dal marzo del 1980 che ha portato la variazione tendenziale da 3,6 a 4,7%.

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Come ha però dichiarato il Dipartimento del lavoro, la componente energetica è stata responsabile di circa il 90% dell’incremento citato. Infatti la parte core del dato ha evidenziato una variazione molto contenuta (+0,1% m/m), inferiore allo 0,2% atteso in mediana dagli analisti. Pertanto il temuto meccanismo di trasmissione del rialzo dei prezzi del petrolio sui prezzi core per ora non si è verificato. Il dato sulle vendite al dettaglio nominali aggiustate per la stagionalità e per i giorni lavorativi di settembre, ha segnato un incremento ben al di sopra delle attese (+1,1% m/m vs. consensus di +0,8%) al netto della componente auto.

Quest’ultima ha registrato variazioni positive molto forti nei mesi di giugno e luglio per poi invertire bruscamente l’andamento nei due mesi successivi, quando cioè gli incentivi non sono riusciti a sostenere le vendite come in precedenza. La produzione industriale di settembre è risultata molto al di sotto delle attese in seguito all’impatto del passaggio degli uragani e dello sciopero di Boeing che hanno comportato una contribuzione negativa sia del settore manifatturiero sia di quello estrattivo e delle utilities. Anche il tasso di utilizzo della capacità produttiva ha evidenziato un ridimensionamento, collocandosi a 78,6% da 79,8%. In riduzione anche il dato preliminare sulla fiducia dei consumatori di ottobre secondo la rilevazione dell’università del Michigan (ai minimi degli ultimi 13 anni) ancora per le preoccupazioni inerenti il rialzo del prezzo del greggio. Questa settimana l’attenzione è focalizzata sulla pubblicazione delle trimestrali oltre che sui discorsi di esponenti Fed.

Europa: il capo economista della Bce Issing ha ribadito come le attese relative all’inflazione in area Euro sono compatibili con la stabilità dei prezzi di medio periodo, anche se ci sono dei segnali preoccupanti circa la dinamica salariale la cui fase di moderazione potrebbe essere destinata ad esaurirsi. Issing ha poi espresso una certa preoccupazione sullo stato dei conti pubblici nominando la Germania tra i casi che meritano maggiore attenzione. Il capo economista della Bce si è detto preoccupato sulla mancata applicazione rigorosa del Patto di Stabilità e Crescita, così come è stato rivisto a marzo di quest’anno. Anche Trichet, in occasione dell’incontro del G20, ha ribadito come la Bce rimanga vigile nei confronti dell’inflazione che, anche per il prossimo anno, potrebbe rimanere al di sopra del 2%. Le dichiarazioni avvalorano l’ipotesi che la prossima mossa della Bce sarà nel senso di un rialzo dei tassi di interesse anche se al momento le condizioni monetarie continuano a rimanere appropriate.

Asia-Pacifico: continua la fase di correzione del mercato azionario nipponico, dopo la fine del primo semestre fiscale, lo scorso 30 settembre, con il Nikkei 225 che, con un calo dello 0,15%, ha chiuso la sua quarta seduta negativa consecutiva, nonostante il rialzo di Wall Street di venerdì, con realizzi su alcune categorie che ben avevano guadagnato nel recente passato, come quelli bancari. Alcuni osservatori, però, hanno fatto notare come le prospettive di un ritorno all’aumento dei prezzi al consumo, tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo, potrebbero fornire sostegno all’azionario dell’arcipelago, con le imprese nipponiche in grado di traslare gli aumentati costi degli input sui propri clienti, consentendo la continuazione della crescita degli utili aziendali.

Sul fronte prezzi, non sono state occasione di sorpresa le minute del comitato di politica monetaria della Banca del Giappone del 7-8 Settembre, con i membri che si attendono un’inflazione tendenziale nulla o marginalmente positiva già per la fine di quest’anno, mentre sembra che il disaccordo continui sulle modalità dell’eventuale rimozione del quantitative easing. Le minute stesse, così come le dichiarazioni dei membri del comitato in diverse occasioni, sono sembrate però contribuire ad indebolire l’obbligazionario governativo nipponico, con il rendimento sul decennale salito a 1,587%, mentre lo Yen si è moderatamente rafforzato nei confronti del Dollaro, arrivando ad essere brevemente scambiato sotto quota 113,8.

Commodity: dopo aver chiuso la sessione di venerdì in calo dello 0,7%, in mattinata le quotazioni petrolifere sono tornate a salire dietro i timori di un nuovo uragano. Secondo il National Hurricane Center, nella zona dei Caraibi si sta formando una depressione che nelle prossime 24 ore potrebbe trasformarsi in tempesta tropicale, con il rischio che diventi uragano nelle prossime 36 ore. Il rischio di ulteriori uragani è molto forte se si considera che la stagione dovrebbe terminare a fine novembre con il pericolo di una continuazione delle pressioni sulle quotazioni petrolifere.
A cura di A. Cesarano (Responsabile Research and Strategy), L. Lorenzoni (Economista Senior), A. Mercuri (Analista), C. Pace (Economista).