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Alitalia e Mps: quanto sono costati i due salvataggi miliardari

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La nuova Alitalia, Italia Trasporto Aereo Spa, ha preso il via venerdì scorso. La cessione, potenzialmente assai costosa, di Mps è prevista, invece, entro il 2021. Comune ai due salvataggi, diversi sotto molti aspetti a partire dall’orizzonte temporale degli interventi, è l’impatto miliardario sulle casse pubbliche e quindi su quelle degli italiani.

Il costo di Alitalia per gli italiani: 12,6 miliardi di euro

Più chiara, sotto questo punto di vista, la situazione del caso Alitalia, per il quale un buon punto di partenza è costituito dallo studio che Mediobanca aveva dedicato al tema. In questo caso, i primi interventi pubblici risalgono a un periodo di piena Prima repubblica, ben 45 anni anni fa.

La prima stima sui costi diretti sostenuti dallo stato fra il 1974 e il 2014 si era attestata a 7,4 miliardi. La somma, successivamente, è stata aggiornata dal Sole 24 Ore, secondo il quale (dopo l’ultimo stanziamento da 3 miliardi previsto nel Dl Rilancio e i precedenti interventi) si sarebbe arrivati a un totale di 12,6 miliardi di euro.

Il costo (stimato) di Mps per gli italiani: 10 miliardi di euro

Per quanto riguarda Monte dei Paschi buona parte delle perdite sono ancora da scontare, in quanto l’entrata nel capitale della banca da parte della mano pubblica è stata seguita da un forte calo del valore delle azioni.

Al momento, però, la quota del 68,5% detenuta dal Tesoro non è ancora stata venduta e la stima della minusvalenza non può ancora essere precisa. Non è tutto: è ormai chiaro che per convincere il potenziale acquirente privato ad acquistare la banca senese, si renderà necessaria una “dote” per fare fronte all’impatto negativo che essa avrà sul capitale (Cet1) e sui possibili costi legali che si trasferirebbero all’acquirente, stimati a 10 miliardi di euro.

Pertanto, la dismissione delle quote di Mps non solo avverrà in perdita rispetto al prezzo di acquisto, ma dovrà essere anche accompagnata da un pagamento extra in favore del nuovo proprietario (in partita sembra esserci solo Unicredit).
Secondo quanto stimato da La Stampa, “il costo per le casse pubbliche dell’avventura Mps, tra la perdita del titolo e le eventuali compensazioni potrebbe superare i 10 miliardi di euro”.

Di questa cifra, circa 6-7 miliardi sarebbero riconducibili all’assunzione dei rischi legali collegati a Mps. Per quanto riguarda la minusvalenza, una vendita ai prezzi attuali corrisponderebbe a una perdita vicina al 90% degli 8,5 miliardi investiti.

Resta poi l’incognita delle potenziali perdite legate alla imminente cessione di crediti deteriorati, per un valore di 8,1 miliardi, nell’ambito del cosiddetto Piano Hydra. Quest’ultimo prevede il passaggio ad Amco, società controllata dal Tesoro, di passività detenute sia da Mps sia da Mps Capital Services. Facile prevedere che il recupero dei crediti potrebbe riservare potenziali perdite per la società controllata dallo stato.

Nel frattempo la Fabi, la federazione dei bancari italiani ha ribadito la sua preferenza per una nazionalizzazione a titolo definitivo:

“Meglio la banca pubblica della macelleria sociale”, ha dichiarato alla Stampa il segretario Lando Sileoni, commentando la possibilità di 10mila esuberi nel caso di nuova privatizzazione di Mps.
“Sarebbe auspicabile ottenere una proroga dalla Bce per aspettare tempi e modalità migliori per un eventuale disimpegno dello stato. Se invece rimarrà per sempre pubblica vorrà dire che il governo avrà ottenuto un importante successo che andrà riconosciuto”.