Allarme Banca Mondiale: “si rischia crisi finanziaria”
La grave crisi economica scaturita dall’emergenza sanitaria causata dalla pandemia da coronavirus, rischia di trasformarsi in una crisi finanziaria. L’allarme arriva dal capo economista della Banca Mondiale, Carmen Reinhart, che in un’intervista a Bloomberg Tv ha spiegato:
“Questa non è iniziata come una crisi finanziaria, ma si sta trasformando in una grave crisi economica con conseguenze finanziarie molto gravi”. E ha aggiunto che: “C’è ancora una lunga strada da percorrere.”
L’allarme della Banca Mondiale
Reinhart, che ha assunto il suo nuovo ruolo a giugno, è nota per il suo libro sulla crisi finanziaria del 2009, scritto a quattro mani. con il suo ex collega di Harvard, Kenneth Rogoff (“This Time Is Different: Eight Centuries of Financial Folly”).
Alla domanda se le banche centrali che acquistano all’unisono obbligazioni per mantenere bassi i rendimenti sia in definitiva un gioco a somma, Reinhart ha detto:
“Questa è una guerra. Durante le guerre i governi finanziano le loro spese di guerra come possono e in questo momento ci sono bisogni disperati”, ha spiegato, aggiungendo che questa situazione non è tuttavia sostenibile nel lungo periodo.
Stop al rimborso dei debiti fino a metà 2021
Reinhart ha sottolineato inoltre che le nazioni più ricche del mondo hanno accettato di rinnovare un’iniziativa di sospensione del debito per i più poveri almeno fino alla prima metà del 2021, non riuscendo a soddisfare la richiesta della Banca mondiale per una proroga di un intero anno.
Secondo i dati della Banca mondiale, la Cina, a cui fanno capo il 60% dei debiti che le nazioni più povere del mondo dovrebbero rimborsare quest’anno, ha concesso molti prestiti ai paesi in via di sviluppo con condizioni che non sono trasparenti e con tassi di interesse più elevati di quelli che le nazioni possono permettersi.
La China Development Bank, uno degli istituti che più di tutti ha elargito prestiti, non si è unita allo sforzo di mettere in stand-by il rimborso dei prestiti. “La piena partecipazione è qualcosa a cui dovremmo tendere, ma purtroppo non l’abbiamo ancora vista.”