E’ stata in particolare, tra le tante, la telefonata della notte e il 12 luglio fatta a Gianpiero Fiorani a tradire il governatore di Bankitalia Antonio Fazio. Quella telefonata con cui il numero uno di via Nazionale annunciava all’ ad della nascente Bpi il via libera per l’ Opa su Antonveneta. Una chiamata intercettata dagli inquirenti di Milano che svolgevano allora indagini sulla vicenda dopo i ripetuti esposti degli avversari bancari di Lodi, gli olandesi di Abn Amro, e che nella sostanza è stata confermata dallo stesso Fiorani una volta interrogato il 31 agosto.
E’ così che i pm Eugenio Fusco e Giulia Perrotti, con il procuratore aggiunto Francesco Greco dopo le valutazioni fatte con il procuratore della Repubblica Manlio Minale sulla base dei riscontri ottenuti, i primi giorni di settembre decisero di indagare Fazio. Un’ iscrizione che, pare, avvenne con le normali procedure, senza neppure essere criptata, tanto i pm sono sicuri degli accertamenti svolti. Il reato ipotizzato per il numero uno di palazzo Koch è quello di insider trading che in base alla nuova legge del market abuse può essere compiuto anche quando non ci sono riscontri di speculazioni sul mercato. A quanto si è appreso ad agosto a Fiorani sarebbero stati chiesti chiarimenti su altre telefonate intercettate. Tra queste anche quella di luglio agli atti dell’inchiesta, che son sembrava che Fazio avesse soltanto dato la notizia del via libera all’ amico di famiglia e ‘destinatario’ dell’autorizzazione. Ciò, da quanto si è saputo, avrebbe posto un problema di tipo giuridico e soprattutto creato una serie di perplessità sul fatto se indagare Fazio. Perplessità superate dall’interrogatorio dello scorso 31 agosto dell’ex ad di Bpi, nel quale è emerso che quella notte a ricevere la notizia del disco verde all’Opa non fu solo Fiorani. In particolare, come ha riportato il gip Clementina Forleo nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita tre giorni fa, Fiorani venne chiamato da Fazio “mentre si trovava presso lo studio del suo difensore Mucciarelli”, alla presenza dei suoi più stretti collaboratori, l’ ex direttore generale dell’ istituto lodigiano Giovanni Boni, Attilio Savaré e Gennaro D’ Amico, oltre ad altri legali. Troppe persone secondo gli inquirenti ad apprendere una simile notizia. Tra queste anche il senatore di Forza Italia Luigi Grillo (é stata negata una sua iscrizione del parlamentare nel registro degli indagati) in quanto, come risulta nel verbale, quella sera il Governatore gli aveva a riferito anche “che avrebbero provveduto ‘loro'” ad avvisarlo. Accanto a quello di Fiorani anche l’interrogatorio, avvenuto due giorni prima, in cui Savaré sottolineò che quella sera “sia io, sia D’ Amico che Boni abbiamo mandato degli sms ai nostri colleghi per comunicare l’ avvenuto rilascio dell’ autorizzazione. Fiorani – ha spiegato ancora – ha chiamato Gnutti, me presente…”. Ma dalle intercettazioni emerge anche il travagliato e lungo iter di ‘gestazione’ della decisione a dare l’assenso all’offerta e l’intervento del Governatore dopo l’8 luglio i due funzionari di Banca d’Italia Clemente e Castaldi avevano protocollato l’esito negativo dell’istruttoria relativa alla Bpi, depositando anche in cassaforte il loro parere mettendo in crisi il capo della vigilanza Francesco Frasca. Il giorno successivo lo stesso Frasca infatti parlando al telefono aveva affermato come il parere fosse avvenuta a sua insaputa e che “questo giudizio lo debbo trasmettere al Governatore il quale ha già anticipato che lui vuole dissentire, adesso non le sto a dire il modo come”. Dal Palazzo di Giustizia di Milano pare non ci sia fretta di convocare il Governatore nei confronti del quale è stato smentita qualsiasi ipotesi di un ampliamento dell’inchiesta a suo carico. Oggi intanto nel carcere milanese di San Vittore, Fabio Conti, uno dei gestori del fondo delle isole Cayman Victoria&Eagle, arrestato martedì è stato interrogato per sei ora dal gip Clementina Forleo e dai pm Perrotti e Fusco. Conti, che è apparso tranquillo. ha risposto alle domande e ha fornito nei dettagli molti chiarimenti. Domani sarà la volta dell’ex direttore finanziario Gianfranco Boni e di Fiorani. Questa mattina inoltre è stato interrogato l’agricoltore lodigiano a cui il 6 dicembre scorso vennero sequestrati 5 milioni di euro di plusvalenze derivanti dalla vendita di azioni in gran parte di Bpi.