Le banche europee vedranno presto lievitare i propri crediti deteriorati, come ineludibile conseguenza dell’impatto della pandemia sulle attività economiche. Rischia di diventare una nuova palla al piede per le attività di credito, il cui peso potrebbe ammontare fino a 1.400 miliardi di euro nel complesso del sistema bancario dell’Eurozona.
E’ quanto quanto ha dichiarato il direttore della vigilanza Bce, Andrea Enria. I nuovi Npl dovrebbero iniziare a farsi vedere tra il primo e il secondo trimestre del prossimo anno, ha poi fatto sapere al Financial Times Elke Konig, presidente del Single Resolution Board, l’ente incaricato di elaborare in collaborazione con le autorità nazionali i piani di risoluzione bancaria.
Di fronte alle nubi che si stanno addensando all’orizzonte, lo stesso Enria aveva sostenuto in un articolo dello scorso 26 ottobre, che la migliore soluzione per le banche europee sarebbe quella di creare una società di asset management europea in grado di assorbire la massa di Npl creati dalla pandemia. Una “bad bank regionale”, aveva titolato lo stesso Enria. Ma non certo per aiutare le banche che si sono assunte rischi eccessivi in passato, bensì per venire incontro ai danni subiti dal settore come conseguenza di un evento del tutto straordinario.
Bad Bank europea, perdite nazionali
Le perdite degli Npl in pancia alle banche italiane andrebbero quindi a gravare su tutti i membri Ue? Non proprio. “Nell’improbabile caso in cui un tale regime finisca per produrre perdite”, ha scritto Enria, “potremmo limitare o addirittura impedire la loro mutualizzazione in tutta l’Ue. Le perdite”, ha proseguito, “potrebbero essere ripartite in base alla nazionalità delle banche di origine e a ciascun sistema nazionale corrispondente”.
Insomma, si tratterebbe comunque di una soluzione che ciascuno stato paga “per le banche di casa sua”. Non per questo si tratterebbe di un aiuto di poco conto, poiché le regole europee sugli aiuti di stato non consentono di compiere queste operazioni “di soccorso” a livello nazionale. La direttiva sul Bail-in prevede un doloroso processo di prelievo su azionisti e obbligazionisti junior (e se occorre anche sui correntisti) prima di poter fare intervenire direttamente lo stato nel salvataggio bancario.
“Siamo convinti che una simile iniziativa possa essere concepita sfruttando la flessibilità dell’attuale quadro giuridico dell’Ue e delle norme sugli aiuti di Stato”, ha detto il capo della vigilanza Bce, prima di aggiungere: “Tuttavia, dobbiamo essere pronti ad apportare modifiche legislative, se necessario”.