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FONDI NERI CON GLI AFFARI IMMOBILIARI

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(WSI) –
Stefano Ricucci e Sergio Billé hanno «plausibilmente commesso il reato di truffa aggravata nei confronti di Confcommercio». Mentre la girandola di immobili che hanno viaggiato tra le società dell´immobiliarista romano e quelle di Gianpiero Fiorani, a volte transitando come meteore nella galassia di Gnutti, potrebbe essere servita «a creare fondi neri con operazioni estero su estero» oppure spiegarsi in altri casi come una partita di giro «simulata per giustificare il passaggio di ingenti somme di denaro tra le società dei soggetti in questione».

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Il valzer del mattone tra i furbetti del quartierino irrompe sulla scena delle indagini sulle scalate bancarie. La guardia di Finanza infatti – seguendo i flussi finanziari della Magiste – ha redatto un meticoloso rapporto sulla ragnatela di accordi conclusi negli ultimi anni sull´asse Roma-Lodi-Brescia. Imbattendosi in diverse operazioni sospette e alzando il velo sulla contestatissima vendita dell´immobile di via Lima 51-53 a Roma da Ricucci a Billé. «Una vendita fittizia – conclude il rapporto delle Fiamme Gialle – utilizzata per far uscire 39 milioni dal conto Confcommercio per consentire più o meno direttamente la partecipazione alla scalata Antonveneta».

I misteri di via Lima. I fatti – come li ha raccontati la cronaca – sono relativamente semplici: il primo febbraio 2005 Sergio Billè, presidente Confcommercio, ha firmato un contratto con la Garlsson – società delle Isole Vergini che fa capo a Ricucci – per l´acquisto della controllata lussemburghese Ariane Holding, casa madre della Absolu Sa che a sua volta controlla il 100% di Ada srl, titolare dell´immobile di via Lima 51-53. Palazzo destinato a diventare sede romana dell´associazione dei commercianti. Prezzo fissato: 60 milioni ristrutturazione compresa, di cui 39 milioni (tutta la parte in contanti prevista dall´accordo) pagati sui conti lussemburghesi di Garlsson con soldi prelevati sul fondo personale di Confcommercio a disposizione di Billé.

La verità riscritta dal rapporto della Finanza è un´altra: il palazzo non è mai stato di proprietà della Ada. Prima di arrivare a Billé ha moltiplicato il suo valore con passaggi infragruppo nella ragnatela di aziende di Ricucci. E i 39 milioni della Confcommercio non sono rimasti come previsto dal contratto in deposito cauzionale in Lussemburgo ma sono stati girati a un conto di Bpl Suisse, crocevia di tanti affari poco chiari dei furbetti, per venire investiti da Ricucci in titoli Antonveneta. Il valore dello stabile nel vorticoso giro che ne precede il passaggio a Billé lievita in tempi strettissimi: via Lima – scrive la Finanza – viene valutata 12,4 milioni di euro il 29 dicembre 2004 quando passa da Immobiliare il Corso (allora proprietà di Fiorani) a Magiste Real Estate. Un valore basso perché l´edificio è «occupato da inquilini abusivi».

Tutti ospiti di Ricucci. Effettivamente, accerta la Finanza, è vero. Luigi Gargiulo (uomo di Ricucci) già a inizio dicembre, quando Magiste non è ancora proprietaria, lavora per ottenere lo sgombero che avviene il 26 gennaio grazie all´intervento della forza pubblica con gli occupanti sistemati a spese di Ricucci in albergo. La generosità di Ricucci è più che comprensibile di fronte alla stratosferica rivalutazione che lo sgombero garantisce a via Lima. Il 22 marzo 2005 – una settimana prima dell´accordo definitivo con Billé – Magiste Real Estate lo vende a Magiste Real Estate Property per 35 milioni, sistemando con la plusvalenza i bilanci di gruppo. In attesa della vendita a 60 milioni a Billé.

La finanza evidenzia tutte le incongruenze tra il contratto firmato da Billé e la realtà dei fatti: il primo febbraio, data del preliminare, Absolu non controlla Ada, comprata otto giorni dopo e Ada srl non controlla né ha mai controllato lo stabile di via Lima. Fatti che Billé non ha verificato malgrado nell´affare siano impegnati tanti soldi di Confcommercio. La scrittura privata tra Ricucci e Billé – scrivono gli inquirenti – «è stata utilizzata esclusivamente per creare un mero schermo e/o una fittizia giustificazione … per partecipare alla scalata Antonveneta». Si può parlare insomma di «mera pezza giustificativa» con uno strumento «assai duttile e poco visibile che al termine dell´operazione Antonveneta, con realizzo anche per Billé di plusvalenza occulta, avrebbe potuto essere annullata con il rientro del capitale sborsato».

L´asse Ricucci-Fiorani. Un´altra operazione finita nel mirino della Finanza è la vendita di due tranche di immobili passati da Magiste a Bipielle immobili strumentali (società della Bpi di Fiorani) il 19 maggio 2005 – in piena scalata Antonveneta – per 46 milioni. Il lavoro delle Fiamme Gialle ha evidenziato – per usare le loro parole – due profili di problematicità. Una in apparenza minore, la violazione dello statuto di Bipielle immobili strumentali che prevedeva l´acquisizione solo di immobili per utilizzo della banca, l´altro più “succoso” per gli inquirenti: cioè «la notevole differenza, 16 milioni, tra valore di bilancio e di vendita».

Per valori così gonfiati, secondo la Finanza, le giustificazioni possono essere due: la possibilità per Ricucci di avere più affidamenti dalle banche «per investire nelle note operazioni mobiliari» oppure «la creazione di fondi neri attraverso operazioni estero su estero su conti intestati a soggetti coinvolti nell´indagine in corso». Il rapporto segnala il trasferimento in Lussemburgo di 37 milioni il 19 maggio. Il revisore dei conti di Bipielle imm. – sentito dei finanzieri – ha sottolineato che l´operazione «desta perplessità» segnalando che l´acquisto è stato deliberato in base a «un´unica perizia valutativa interna». Tra gli immobili ceduti tra l´altro ci sono le sedi storiche di Magiste in viale Regina Margherita a Roma. L´accordo prevedeva che fossero liberate al 31 agosto 2005 con eventuale penale di 330 euro al giorno per indennità d´occupazione. Oggi sono ancora occupati da Magiste.

Spunta anche Gnutti. Il 29 marzo 2001 Magiste cede a Immobiliare il Corso (controllata da Fingruppo di Gnutti). Operazione chiusa il 16 luglio 2001 con Magiste che garantisce manutenzione e ristrutturazioni più 6% di rendimento garantito (3,67 milioni l´anno) e si impegna a riacquistare gli immobili il 30 novembre 2004. Il 28 dicembre 2001 Fingruppo cede a Bipielle real estate per 38 milioni (più 58 milioni di debiti accollati) gli stessi immobili. Dopo lunga controversia legale nel 2004 si raggiunge l´accordo e a fine anno Magiste ricompra gli immobili a 43,3 milioni. Per la Finanza questi immobili sono sempre rimasti nella disponibilità del gruppo Magiste. Il dubbio – scrive – è che l´operazione sia solo un portage simulato per «trasferire ingenti somme di denaro tra i gruppi in questione».

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