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(WSI) – Nel 1985, quando i fondi comuni erano appena partiti e i prodotti a disposizione dei risparmiatori erano una settantina scarsa, la raccolta netta a livello di sistema era di poco superiore agli 8 miliardi di euro; vent´anni dopo il foto-finish dice che il risultato è praticamente identico: 8370 milioni di euro di raccolta netta nel 2005, su un patrimonio che è passato dai 14 miliardi di allora ai 580 miliardi di oggi.
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Insomma, per l´industria del risparmio gestito si è chiuso un anno certamente positivo (il 2004, ad esempio, aveva avuto il segno meno) ma non splendido, con quattro mesi su dodici di raccolta netta negativa e un patrimonio netto che cresce con la marcia ridotta. Da un anno all´altro, infatti, lo stock di risparmio gestito con i fondi è aumentato del 7,7%, mentre Piazza Affari è cresciuta del 15% e gli altri mercati borsistici europei hanno fatto anche meglio. Né si può dire che il reddito fisso sia andato male, quindi anche su quel versante i valori dei fondi comuni sono cresciuti praticamente per forza di inerzia. Eppure, il risultato complessivo non è dei più entusiasmanti. Segno forse che, nell´ambito del risparmio gestito, i fondi restano il prodotto più diffuso ma probabilmente non quello “più alla moda”, come le unit linked, ad esempio; insomma, il risparmio prende la strada dei fondi ma non in via esclusiva e forse nemmeno prioritaria.
Dunque, il settore nel suo complesso va bene ma non brilla. Il bilancio è invece decisamente negativo per quella che è la sua versione forse più alta, quella dei fondi azionari. Ebbene, nonostante il buon andamento praticamente di tutti i mercati borsistici mondiali, la raccolta netta è stata negativa per otto mesi su dodici, tanto che il bilancio di fine anno vede la raccolta in rosso per 4,4 miliardi di euro. Insomma, nonostante le performance più che positive delle Borse, i risparmiatori hanno piuttosto disinvestito, sono usciti da questo strumento.
Stessa cosa – stavolta con maggior fondamento – che è accaduta per i fondi di liquidità: i deflussi netti hanno sfiorato i 10 miliardi di euro (9,6 per l´esattezza) come è ragionevole che sia in un periodo in cui i tassi a breve termine sono bassissimi e le opportunità di investimento alternative non mancano. Sono andati invece più che bene i fondi flessibili, che hanno fatto segnare un bottino netto vicino ai 6 miliardi di euro, e gli hedge fund, che hanno registrato una raccolta netta pari a 4,4 miliardi. Questa forma di investimento speculativa e riservata a risparmiatori esperti – tanto che le soglie minime di ingresso sono pari a 500 mila euro – ha riscosso grande successo ed ha fatto segnare un primato: per tutti i mesi il bilancio tra sottoscrizioni e riscatti è rimasto invariabilmente positivo.
Una costanza di risultati che non può essere vantata da nessuna altra categoria di fondi: i flessibili, infatti, hanno avuto un mese in rosso (anche se per un importo molto limitato, 79 milioni di euro) e così è andata per gli obbligazionari, che hanno segnato un deflusso netto, l´unico, pari a 1,3 miliardi di euro proprio in dicembre.
Anzi, l´ultimo mese dell´anno ha visto un solo segno meno a livello di raccolta netta, quello degli obbligazionari, che tuttavia hanno registrato nell´intero 2005 un bottino complessivo di 10,9 miliardi di euro e si confermano di gran lunga il comparto più “pesante”, con uno stock di masse in gestione vicino alla metà del patrimonio totale dei fondi.
Bilancio positivo, ma scarsissima rilevanza infine per una categoria di fondi “storica” ma ormai residuale nel panorama del risparmio gestito: i fondi bilanciati, che hanno chiuso l´anno con il segno più per 1,1 miliardi di euro.
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