Esg: dove si concentrano i rischi per la sostenibilità, settore per settore
I tempi in cui si sosteneva che “la responsabilità sociale di un’azienda è quella di aumentare i suoi profitti” non potrebbero sembrare più lontani (la citazione è del premio Nobel Milton Friedman, 1970).
Se, un tempo, le azioni “del peccato”, quelle che rispettavano meno l’ambiente e i diritti erano quelle che promettevano i maggiori ritorni sull’investimento, oggi, invece, le priorità di chi investe sembrano essere radicalmente cambiate.
A testimoniarlo sono i numeri: nel terzo trimestre del 2020, ha calcolato Morningstar, i fondi comuni ed Etf che si definiscono attenti a investire in attività sostenibili hanno raggiunto 1.200 miliardi di dollari in gestione, con un incremento del 19% rispetto al trimestre precedente e afflussi netti di 81 miliardi di dollari.
Uno dei criteri più popolari per la definizione del concetto di sostenibilità è rappresentato dai fattori Esg. Vale a dire la sostenibilità ambientale, sociale e di governance. New York Life Investments ha cercato di sintetizzare in un’infografica (in basso) in che modo i diversi settori possano presentare dei rischi in ciascuna “dimensione” della sostenibilità
Non stupisce che in cima alla classifica dei settori più “insostenibili” sia quello energetico. In primo luogo, è l’aspetto ambientale che viene giudicato problematico – benché alcune società come Shell abbiano già preso impegni per raggiungere nel giro di tre decenni l’impatto a zero emissioni. La società americana, tuttavia giudica di livello “medio” anche i rischi relativi agli aspetti di governance e sociali. Il comparto energetico, infatti, è fra quelli più esclusi dai portafogli Esg che si basano sulla strategia dell’estromissione delle società “meno sostenibili”.
Per quanto riguarda il settore finanziario, scende il livello di guardia sugli aspetti ambientali, ma restano di livello “medio” le criticità su aspetti Esg sociali e di governance. Sotto quest’ultimo aspetto, ad esempio, possono emergere strutture esposte ad attività illegali come il riciclaggio o, su un altro livello, politiche poco eque sui compensi ai manager.
I rischi sociali, invece, “sono la principale preoccupazione per gli investitori in titoli healthcare”, scrive Visual Capitalist: “prodotti che si rivelano non sicuri sono uno dei problemi più evidenti perché danneggiano direttamente la società e gli azionisti”. Un esempio? “Johnson & Johnson ha affrontato migliaia di cause legali per non aver avvertito i consumatori dell’amianto nei suoi prodotti per neonati”, il che ha costretto la società ad un risarcimento da 2,1 miliardi di dollari.
Per le società attive nel comparto tecnologico le sfide sono giudicate di livello “elevato” in termini di rischio sociale. Un dato da tenere a mente in un frangente storico nel quale i titoli Big Tech hanno conquistato il cuore delle nuove generazioni di investitori. La tutela della privacy e la sicurezza nel trattamento e conservazione dei dati sono le principali minacce che provengono da società operanti in questo settore.
Non è difficile riportare alla mente esempi come lo scandalo Cambridge Analytica (Facebook) e o le accuse di violazione del diritto alla concorrenza in seguito all’utilizzo illecito dei dati (Amazon).