Il 2021 sarà l’anno del Bitcoin? Difficile dirlo. Quello che è certo al momento è che nel bel mezzo dell’euforia dei mercati, galvanizzati dall’imminente arrivo dei vaccini (nel frattempo la Gran Bretagna ha già approvato quello di Astrazeneca – BioNTech), tutte le criptovalute hanno registrato rialzi significativi. Bitcoin compreso.
Dopo un lungo periodo di alti e bassi, la regina delle valute digitali ha sfiorato il tetto dei 20.000 dollari, livelli significativamente elevati che, tuttavia, erano già stati raggiunti alla fine del 2017.
Bitcoin come bene rifugio
Come spiega, Giacomo Calef, Country manager di Notz Stucki, società di asset management ginevrina fondata nel 1964 e specializzata nella gestione dei grandi patrimoni.
“Se torniamo indietro di circa tre anni, nel dicembre del 2017, l’euforia dei mercati aveva fatto letteralmente esplodere la crescita della quotazione del Bitcoin, balzata fino a 19.345,5 dollari, un livello che nei mesi precedenti era inimmaginabile. Tuttavia, in quel periodo le principali Autorità di vigilanza avevano portato all’attenzione una serie di problematiche legate alle criptovalute ed al relativo sistema di transazioni totalmente innovativo (la Blockchain). Avevano posto un accento, da un lato, sulla volatilità degli asset digitali, particolarmente alta ed imprevedibile, e, dall’altro, sull’assenza di un framework regolamentare ben definito. Infatti, la tecnologia delle criptovalute permette di dare corso a transazioni conservando l’anonimato e ciò potrebbe portare a dei seri rischi, tra cui il riciclaggio di denaro ed il finanziamento del terrorismo.
Dunque, la forte speculazione che si era originata attorno al Bitcoin si era subito tradotta in una bolla, che aveva portato già dall’inizio del 2018 ad una stangata considerevole al prezzo, che non è più riuscito a risollevarsi”.
Il contesto in cui si è realizzato dell’ultimo rally è diverso. In particolare:
“L’evento straordinario del 2020, ovvero la pandemia da Covid-19, ha spinto le Banche centrali ad adottare provvedimenti di carattere eccezionale, dando luogo a delle politiche monetarie ultra-accomodanti e promettendo di mantenere i tassi di interesse bassi per molto tempo.
Ma in un mondo in cui ci sono ben 17mila miliardi di obbligazioni che rendono meno di zero e con il rischio di un futuro rialzo dell’inflazione, gli investitori sono alla ricerca assidua di alternative al comparto obbligazionario. Pertanto, nell’ultimo periodo grandi flussi di denaro si sono stati spostati proprio verso l’acquisto dei Bitcoin, che nello scorso novembre ha registrato un nuovo massimo assoluto”, aggiunge Calef.
Ma sarà ancora speculazione?
“Effettivamente la volatilità risulta particolarmente elevata, aspetto disprezzato dalla maggior parte degli investitori, e ad oggi risulta ancora complicato determinarne il valore intrinseco. Tuttavia, alcuni dei big player delle transazioni digitali si stanno muovendo proprio a favore delle criptovalute, come ad esempio Paypal: lo scorso Ottobre il colosso ha annunciato che gli utenti, già dall’inizio del prossimo anno, potranno effettuare transazioni con le criptovalute con ben 28 milioni di commercianti.
Ma non solo, anche Visa si sta impegnando in un progetto a favore delle criptovalute, proponendo una carta di credito che prevede un meccanismo di cashback in Bitcoin. Dunque si osservi che, a conferma di come la pandemia abbia accelerato alcuni trend, la tecnologia e la digital disruption non perdono un neanche un attimo per proseguire la propria corsa” conclude l’esperto.