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(WSI) – Sfatiamo un mito: Sex.com non è il sito più visto al mondo. Non è neanche nei primi 100, e neppure nei primi 1.000: è solo il 3.560esimo. Lo dice la classifica mondiale di Alexa, che vede per esempio il sito del Corriere largamente tra i primi mille al mondo. Eppure l’indirizzo con la parolina più amata della rete è appena stato ceduto dal legittimo proprietario Gary Kremen, che lo conquistò con una battaglia legale costata 1 milione di dollari, alla cifra di 14 milioni, il prezzo più alto mai pagato per un nome di dominio.
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Il compratore, secondo un’indiscrezione del sito xbiz.com , è l’azienda americana Escom Llc, che dichiara di raggiungere 13 milioni di utilizzatori al mese, più o meno quelli di un grande motore di ricerca italiano. Insomma, il segreto dell’affare dov’è, se non nell’audience, modesta? Numeri non ce ne sono, ma gli esperti del settore vedono da un lato soprattutto il valore di investimento «immobiliare» tutto scritto nel nome, e molto meno il patrimonio di credibilità verso gli utenti paganti di un sito che è peraltro in rete dal 1994, quando Kremer lo registrò gratuitamente.
Certo la fama è tanta: sulla strana storia della guerra per Sex.com ci hanno persino fatto un documentario, trasmesso nel 2004 alla tv inglese. Al centro dell’affare c’è in realtà il business del futuro: la rivendita di traffico ad altri siti «Non escluderei che un giorno Sex.com non parli neppure del tema che ha nel nome, ma sia una pagina di link a siti come quelli dei casinò, quello davvero un business in grande crescita», spiega Claudio Corbetta di Register.it , uno dei principali gestori di nomi di dominio in Italia.
Nello stesso filone si inserisce la battaglia per sex.eu , di gran lunga il dominio più richiesto nel recente lancio del nome europeo (non ancora operativo) e certamente capace di valere milioni di euro. Le regole comunitarie prevedono che chi si aggiudicherà l’indirizzo abbia da qualche parte (magari in qualche Paese con legislazione sui marchi un po’ «allegra») un’azienda con quel nome. Ma quando diventerà suo potrà farne ciò che vuole, anche metterlo all’asta.
In Italia affari di questa dimensione non ce ne sono, anche se qualche sito comincia a proporre aste virtuali di nomi «attraenti». L’ultima transazione importante nel nostro Paese l’ha messa a segno Telecom Italia, che ha acquistato il dominio Alice.it dopo molti anni dal lancio del popolare marchio di accesso internet con Adsl, da un’azienda editoriale che oggi si è spostata sotto librialice.it.
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