Dal primo gennaio 2020, la Gran Bretagna è ufficialmente fuori dal mercato unico europeo. Il divorzio Londra-Bruxelles a seguito della Brexit modifica le regole sugli spostamenti per tutti gli italiani ed europei, che guardano al Regno Unito come una meta turistica, lavorativa, di studio.
Ecco, nel dettaglio, le novità principali:
Brexit, stop libertà di movimento
Dal primo gennaio, chi si reca nel Regno Unito per turismo e intende restarci fino a tre mesi potrà viaggiare con il passaporto (senza visto).
Per periodi più lunghi, nel caso in cui si intenda soggiornare per ragioni di lavoro o di studio, occorreranno invece visti analoghi a quelli richiesti attualmente agli stranieri non comunitari. Non solo.
Per limitare gli ingressi vengono introdotte liste di priorità legate al possesso di un contratto di lavoro già garantito, con un salario minimo annuo lordo da 25.600 sterline (oltre 28.000 euro). Il tutto all’interno di un sistema di filtro degli ingressi a punti in cui si valuterà fra l’altro il livello delle proprie specializzazioni e la padronanza della lingua inglese.
Brexit, cosa cambia per i residenti
Quanto a coloro che sono già residenti sull’isola (circa 4 milioni di europei, di cui oltre 700.000 italiani), il mantenimento dei diritti pre Brexit resta soggetto all’iscrizione, al più tardi entro giugno 2021, nel registro del cosiddetto ‘Eu Settlement Scheme’, istituito in forma digitale presso l’Home Office a tutela di un trattamento equiparato a quello dei cittadini britannici.
Tasse più alte per gli studenti
I cambiamenti sono destinati a coinvolgere chi sogna di studiare in una delle tante altre università britanniche dove le presenze italiane sono una costante consolidata.
Dal 2021 le matricole pagheranno una retta piena, al pari degli extracomunitari, che a seconda degli atenei può arrivare fino all’equivalente di oltre 30.000 euro per anno accademico.
Addio al Programma Erasmus
Con la Brexit Londra dice addio al programma Erasmus, ovvero il programma di scambi fra studenti universitari europei, considerato troppo oneroso dal governo Tory di Boris Johnson. Il programma nelle intenzioni del governo sarà sostituto con un nuovo schema di scambi globali, Alan Turing, allargato agli atenei americani o asiatici.
Il roaming telefonico
Infine c’è la questione del roaming telefonico che riguarda soprattutto chi vorrà recarsi nel Regno Unito per turismo. Se fino allo scorso 31 dicembre, i cittadini italiani hanno potuto usare i loro piani tariffari come se fossero in Italia grazie ad una legge europea entrata in vigore tre anni fa.
Con la Brexit le cose sono destinate a cambiare, a meno di accordi nei prossimi mesi: chi possiede sim italiane dovrà fare riferimento al proprio operatore telefonico circa gli addebiti roaming.