Il Bitcoin è nato con l’obiettivo di consentire il trasferimento sicuro del valore da un utente all’altro senza avere bisogno di coinvolgere autorità centrali e intermediari finanziari. Ma la sua storia più recente è nota, ed è quella di un prodotto di investimento che in molti considerano una “riserva di valore” simile a un “oro digitale”. E’ altrettanto evidente come l’interesse nell’investimento in criptovalute si sia acceco in prossimità di rialzi spettacolari, come quelli osservati nel 2017 e a partire dalla seconda metà del 2020.
L’investimento in criptovalute, come in ogni circostanza, dovrebbe essere preceduto da un’analisi personale sulle proprie esigenze e sui propri obiettivi. Ciò che rende più complesso questo lavoro nel caso di Bitcoin e affini, tuttavia, è il fatto che non ci sia un consenso chiaro su quale ruolo dovrebbero avere questi prodotti nel portafoglio.
In una prospettiva che potremmo definire tradizionale, un asset dal valore particolarmente volatile e imprevedibile mal si sposerebbe con un portafoglio votato ai risultati a lungo termine. Piuttosto, le fiammate di volatilità permettono di ottenere grandi guadagni, o altrettante perdite, in lassi di tempo estremamente ridotti. Per queste ragioni, l’investimento in Bitcoin viene più frequentemente considerato come una speculazione a breve termine e come tale andrebbe trattata per chi volesse partecipare alla “madre di tutte le bolle” (come Bank of America l’ha recentemente definita).
Criptovalute: l’impostazione speculativa
Che tipo di investimento è quello in criptovalute? Fra le risposte più autorevoli in merito, c’è sicuramente quella fornita dalla presidente della Bce, Christine Lagarde, per la quale il Bitcoin “è un asset speculativo da tutti i punti di vista” e “se guardiamo ai recenti sviluppi al rialzo e al ribasso, ha ben poco della moneta, non è una moneta”.
Anche la Financial Conduct Authority sembra dello stesso avviso. Lo scorso 11 gennaio l’autorità di vigilanza britannica sul mercato ha scritto che gli investitori che scelgono prodotti collegati alle criptovalute “dovrebbero essere pronti a perdere tutti i loro soldi”. “Come per tutti gli investimenti speculativi ad alto rischio”, aveva proseguito la Fca, “i consumatori dovrebbero assicurarsi di comprendere in cosa stanno investendo, i rischi associati a tale investimento e qualsiasi protezione normativa applicabile”.
Fra i grandi istituti bancari che ha scoraggiato i suoi clienti a prendere in considerazione le criptovalute come investimento di lungo periodo ricordiamo anche Barclays Private Bank: “Essendo quasi impossibile prevedere un rendimento atteso per il Bitcoin, la sua volatilità rende l’asset quasi ‘non investibile’ dal punto di vista del portafoglio”, aveva affermato il 19 gennaio Gerald Moser, capo stratega presso Barclays Private Bank, “con picchi di volatilità che sono multipli di quelli tipicamente sperimentati da asset di rischio come azioni o petrolio, molti probabilmente eliminerebbero la criptovaluta da qualsiasi portafoglio in una tipica ottimizzazione della varianza media”.
Se si decide di sposare l’investimento in criptovalute come una scommessa a breve termine, varranno gli accorgimenti che di solito si accompagnano ai prodotti ad alto rischio. Ovvero: investire somme che potenzialmente potrebbero andare perdute senza ricadute sullo stile di vita. Nel caso delle criptovalute il tempismo nell’acquisto e nella vendita (market timing) assume un’importanza ancor più grande, dal momento che le variazioni possono essere estremamente ampie. Questo dovrebbe implicare la disponibilità ad un attento monitoraggio della situazione da parte dell’investitore.
Un valore a lungo termine?
Nonostante il generale scetticismo da parte delle istituzioni finanziarie, l’interesse degli investitori istituzionali su Bitcoin e simili sarebbe in aumento. Lo aveva attestato una ricerca Evertas condotta lo scorso luglio su 50 investitori istituzionali britannici e Usa. Il 26% dei fondi pensione, assicurativi e family offices prevedeva di incrementare “drasticamente” i propri investimenti di criptovalute nei prossimi cinque anni, mentre il 64% dello stesso campione aveva messo in conto un incremento “leggero”.
A favorire un progressivo incremento di valore sarebbe la prospettiva di una crescente diffusione mainstream delle criptovalute, associata a un’offerta vincolata a limiti “progettuali”. L’estrazione di nuovi Bitcoin, infatti, si ridurrà progressivamente fino a interrompersi per sempre intorno all’anno 2140.
Fra gli investitori più in vista che hanno recentemente sposato la causa del Bitcoin come investimento a lungo termine ci sono anche Anthony Scaramucci e Brett Messing di SkyBridge Capital, una società specializzata in fondi focalizzati sugli hedge fund.
“Sebbene il Bitcoin abbia subito variazioni di prezzo drammatiche nel corso degli anni, gran parte di quel movimento può essere attribuito alla novità dell’asset class e alla mancanza di regolamentazione”, ha scritto Scaramucci su CnnBusiness, “oggi, le cose stanno cambiando con i regolamenti emanati di recente insieme all’ingresso di grandi attori, inclusi fondi macro, grandi hedge fund e compagnie di assicurazione sulla vita, che sono stati senza dubbio attratti da un ambiente più stabile. Sebbene le fluttuazioni dei prezzi non svaniranno del tutto”, ha dichiarato l’ex capo della comunicazione della Casa Bianca nell’era Trump, “consideriamo il Bitcoin come una proposta di valore a lungo termine che dovrebbe solo crescere nel tempo”.