Il corso di vita “naturale” di Quota 100 si esaurirà il prossimo 31 dicembre. Per i lavoratori che dovessero maturare i requisiti per il pensionamento anticipato oltre tale data, dunque, non ci sarebbe più la possibilità di ritirarsi dalla propria attività a partire dai 62 anni di età e 38 di contribuiti.
Con la fine di Quota 100 andrebbe a crearsi un ripido scalone: il pensionamento sarebbe accessibile solo a partire dai 67 anni di età. Si tratterebbe di uno sviluppo particolarmente impopolare, tanto che il Partito democratico, da sempre ostile alla logica di Quota 100 in accordo alle indicazioni di Bruxelles, starebbe pensando a una mini-proroga della misura. A darne notizia sono Davide Colombo e Marco Rogari sul Sole 24 Ore:
“Al di là delle promesse dell’attuale esecutivo dimissionario, il cantiere della nuova riforma è praticamente fermo da mesi”, hanno scritto i due cronisti, “con il trascorrere del tempo, comincia a circolare con sempre più insistenza l’ipotesi di una mini-proroga, almeno fino ai primi mesi del 2022”.
Rinviare anche di qualche mese l’addio a Quota 100 ritarderebbe di qualche tempo il confronto con le insidie dello scalone, ma, allo stesso tempo, potrebbe aprire nuovi conflitti con la Commissione europea, con la quale ci sarà un continuo confronto per l’erogazione dei fondi del Recovery.
“La Commissione Ue, che ha nel mirino ‘Quota 100’ fin dal suo concepimento così come lo stop fino al 2026 dell’adeguamento automatico all’aspettativa di vita dei trattamenti anticipati, considera di fatto il ritorno al solco della riforma Fornero come una delle condizioni implicite per gestire in autonomia i 209 miliardi di aiuti europei”, afferma il Sole 24 Ore, prefigurando nuove tensioni con l’Europa.
Del resto il M5s aveva fatto di Quota 100 uno dei temi forti della sua campagna elettorale nel 2018. Qualora la maggioranza rimanesse simile a quella attuale quando ci sarà da decidere il futuro della misura, si può prevedere che il M5s si schiererà contro l’ipotesi di un brusco scalone.
L’ipotesi Quota 102
Una soluzione di compromesso discussa prima dell’arrivo del Covid-19 consisteva in un nuovo meccanismo che avrebbe previsto l’apertura della finestra a partire dai 64 anni di età (contro i 62 di Quota 100) e sempre 38 anni di contributi.
Il piano “Quota 102” avrebbe previsto, poi, un calcolo esclusivamente con metodo contributivo per gli anni mancanti alla maturazione dei requisiti per la pensione di vecchiaia a 67 anni, che sarebbe andata a ridurre di fatto l’assegno del 2,8-3% per ogni anno di anticipo.